Minacce, scontri e pestaggi. Il Viminale rafforza le scorte

Dall'insediamento del governo Meloni l'escalation dell'antagonismo. Tutto l'elenco: disordini in piazza, assalto ai gazebo, politici nel mirino

Minacce, scontri e pestaggi. Il Viminale rafforza le scorte
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Una lunga scia d'odio iniziata nel settembre del 2022 e proseguita fino a ieri, incendiata dai soliti spettri: l'antisemitismo, la lotta contro un fascismo inesistente, la resistenza contro la volontà degli elettori. Da quando il centrodestra ha conquistato la maggioranza del Paese da Nord a Sud si sono moltiplicate le aggressioni, le minacce, gli avvertimenti e gli episodi di violenza contro i gazebo e le sedi dei partiti. "Sembra il clima degli anni Settanta che ricorda i tempi di Sergio Ramelli", ammette un parlamentare Fdi. Sulla fiamma dell'eterno autunno caldo soffiano i soliti movimenti anarchici, gruppi e corpuscoli della sinistra estrema, autonomisti e sindacati, tanto che il Viminale ha deciso di rafforzare le scorte di politici e cariche istituzionali.

Le aggressioni ai gazebo sono iniziati in campagna elettorale a Milano e sono arrivate a Torino, Manfredonia, Como, Pavia, Bologna, Siracusa e Rieti: bandiere Fdi spezzate, sedi di partito bersaglio di bombe carta e finite in fiamme, aggressioni persino agli autogrill, slogan come "l'unico fascista buono è il fascista morto" finiscono impressi sulle mura di una sede Fdi, come i manifesti con Giorgia Meloni impiccata, le stelle a cinque punte contro il presidente del Senato Ignazio La Russa, aggressioni Propal contro gli studenti di Azione universitaria e dirigenti Fdi. A fine 2022 i figliocci anarchici del terrorista Alfredo Cospito, recluso al 41bis, in sciopero della fame e per questo solleticato da una delegazione Pd che lo visita in cella per parlare di abolizione del carcere duro, minacciano di morte i parlamentari di centrodestra: "Se lui muore, gli anarchici spareranno ai suoi assassini", il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi entra nel mirino degli estremisti sfrattati dal Leoncavallo a Milano. Al coro di minacce si aggiunge il cantante dei Placebo Brian Molko, che dal palco di Stupinigi a Torino intona al premier il solito ritornello: "Pezzo di m..., fascista, razzista". Mancava la parola "putt...", ci pensano alcuni iscritti Cgil in metropolitana di ritorno da un corteo a Roma, il leader Maurizio Landini blatera la solita indignazione di circostanza.

Le femministe di "Non una di meno", con il coretto "Meloni fascista, sei la prima della lista" a cui seguono minacce di morte online per il premier che non risparmiano nemmeno la figlia. A uno dei tanti controconcerti del Primo Maggio del 2024 a Foggia il rapper Gennarone mette in rima frasi sessiste e offensive contro la Meloni. Dove non possono le minacce si spingono i soliti cattivi maestri. L'inchiesta di Fanpage "Gioventù Meloniana" si avvale di una colonna sonora dei 99Posse. Mentre parla Roberto Saviano, che aveva definito "bastarda" la Meloni, parte la strofa "Ho un rigurgito antifascista, se vedo un punto nero gli sparo a vista". Il deputato Pd Arturo Scotto risponde alle critiche della Meloni al "Manifesto di Ventotene" che teorizzava un'Europa comunista e filorussa con un lapidario "la Meloni è un capo ultras fuori dalla Costituzione", come fosse un Genny la Carogna qualsiasi, senza nessun rispetto istituzionale.

Alla Meloni qualcuno rimprovera anche il conflitto in corso a Gaza, come l'ex parlamentare grillino Alessandro Di Battista che arriva ad accusare in tv su La7 la Meloni di "sostenere il genocidio" e di avere "le mani sporche del sangue palestinese", qualche giorno dopo di nuovo la figlia del premier finisce alla gogna: un docente del Napoletano su Instagram augura alla bambina di fare la stessa fine di una vittima di femminicidio. A un anno dalla morte della carceriera assassina di Aldo Moro Barbara Balzerani, la professoressa di Filosofia teoretica alla Sapienza Donatella Di Cesare e il suo fiancheggiamento emotivo alle Br ("Barbara, la tua rivoluzione è anche la mia" il tweet incriminato), viene ripescata nell'agone politico, stavolta in Calabria. L'editorialista filo Putin dei Fatti Alessandro Orsini descrive la Meloni come una serpe mentre in Parlamento la grillina Alessandra Maiorino accusa il ministro degli Esteri Antonio Tajani di essere stato corrotto da Tel Aviv.

"Lei è un prezzolato influencer di Israele", ha tuonato la parlamentare M5s, spalleggiata da tutto il Movimento. In America l'odio per la destra ha armato più di un folle, qui in Italia chi innaffia il brodo di coltura che tanto sangue ha già fatto scorrere proclama la sua superiorità morale da dentro le istituzioni.

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