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Il mistero di "Irishman". Così l'ultima soffiata riapre il caso Jimmy Hoffa

Il leader sindacale scomparve 50 anni fa: grazie a un informatore l'Fbi torna a cercarne il corpo

Il mistero di "Irishman". Così l'ultima soffiata riapre il caso Jimmy Hoffa

Una leggenda metropolitana sostiene che il corpo di Jimmy Hoffa sia stato sepolto sotto il manto erboso del Giants Stadium di New York, dove, tra gli altri, si esibivano i Cosmos di Pelé, Beckenbauer e Chinaglia. A distanza di 46 anni dalla scomparsa del potente sindacalista americano, potrebbe forse arrivare la tanto attesa svolta sulla fine di uno degli uomini più controversi della storia a stelle e strisce. Come riporta il New York Times, l'Fbi starebbe da giorni perlustrando un appezzamento di terra di Jersey City (che dallo stadio dista appena 7 chilometri) dopo la confessione resa sul letto di morte da tal Frank Cappola. L'uomo, deceduto nel 2020, ha rivelato a un amico che suo padre Paul, operatore ecologico, sarebbe stato incaricato da una banda di uomini non identificati di sotterrare il corpo di Hoffa in una discarica di Jersey City. Cappola non avrebbe mai visto il cadavere, ma ricevuto l'ordine di occultare una bara in acciaio che conteneva i suoi resti. La notizia è stata confermata dall'Fbi che, pur non rivelando i particolari, ha riferito di aver «acquisito dati in elaborazione».

Jimmy Hoffa era un sindacalista del «Teamsters», organizzazione che rappresenta ancora oggi i camionisti in Canada e negli Stati Uniti. Nato nel 1913, ci entrò a meno di vent'anni e ci rimase per più di quaranta, diventando presidente nel 1958. Sotto la sua guida i Teamsters diventarono il più grande e il più potente sindacato americano, con circa 1,5 milioni di iscritti. Fu coinvolto in parecchi processi, con accuse come frode, utilizzo illecito dei fondi pensione del sindacato e tentata corruzione di una giuria popolare in un processo che lo riguardava. Nel 1967, condannato a 13 anni, entrò in carcere ma ne uscì dopo meno di cinque grazie a un intervento del presidente Nixon. Era ancora ben inserito nelle lotte di potere interne al sindacato, quando fu visto per l'ultima volta all'ora di pranzo del 30 luglio 1975, nel parcheggio del Machus Red Fox, un ristorante nei sobborghi di Detroit. Hoffa si trovava lì per incontrare due personaggi con cui avrebbe voluto riallacciare i rapporti: Anthony Provenzano, sindacalista dei Teamsters in New Jersey che aveva stretti rapporti con la criminalità organizzata, e Anthony Giacalone, mafioso di Detroit. Hoffa aspettò, ma gli diedero buca. Chiamò sua moglie, avvertendola del ritardo, e le assicurò che sarebbe rientrato per le quattro a cucinare bistecche. Ma non tornò mai a casa, e il suo corpo non fu mai ritrovato. Secondo la ricostruzione dell'Fbi, che però non è mai stata provata a livello processuale, i due uomini fecero uccidere Hoffa perché il suo ritorno al potere avrebbe destabilizzato gli equilibri formati in sua assenza.

Non è la prima volta che saltano fuori rivelazioni sulla fine di Hoffa. Secondo Anthony Zerilli, negli anni Settanta esponente di punta della mafia di Detroit, venne sepolto in un campo del Michigan, a circa una trentina di chilometri dal ristorante nel quale fu visto per l'ultima volta. Gli accertamenti degli inquirenti non portarono a prove concrete.

Anche il regista Martin Scorsese si appassionò del caso Hoffa, riadattando il libro di Charles Brandt in «The Irishman». È un film crepuscolare, con i grandi vecchi del cinema americano in un'ultima epocale interpretazione: Al Pacino nei panni di Hoffa e Robert De Niro in quelli di Frank Sheeran, il suo body guard. Il sentimento di redenzione, la coscienza della famiglia e il senso di colpa porteranno l'anziano Frank a confessare (da una casa di cura) di aver tradito e ucciso Hoffa.

Ma quella è fiction, e la realtà porta a pensare che forse potrebbe essere la volta buona per concedere una decorosa sepoltura all'uomo che favorì la rielezione di Nixon e che, forse, fu coinvolto nell'omicidio di Bob Kennedy.

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