Il mistero di Sharon

Quattro settimane fa il delitto: 100 testimoni, il Dna, il punto cieco delle telecamere che potrebbe aver nascosto il killer e il ruolo del compagno. Il rebus resta irrisolto

Il mistero di Sharon
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A quattro settimane esatte da quel delitto ancora senza autore e movente, quel fazzoletto di cemento e asfalto sul quale Sharon si è accasciata inerme continua a essere meta di pellegrinaggio. Ogni giorno sulla rete a bordo strada compaiono fiori e post-it, a terra cerini, pensieri e altri fiori. E un mese dopo sono ancora in tanti a fare tappa in via Castegnate a Terno d'Isola per stringersi in un momento di preghiera e cordoglio. Troppi i dubbi sul caso, troppi i buchi in quella strana notte tra il 29 e il 30 luglio.

Ecco perché su questo assassinio senza indiziati né piste non ci si dà pace. È stato un mese lungo, quello delle indagini sul caso Verzeni; sicuramente il più lungo per la piccola comunità bergamasca. Nel corso di un insolito agosto noir, gli inquirenti hanno interrogato più di cento persone: dal compagno Sergio Ruocco ai genitori di Sharon, dagli altri parenti ai vicini di casa, dai residenti del quartiere ai colleghi del bar «Vanilla Food» di Brembate. Tutti sentiti come persone informate sui fatti, tutti senza avvocato e senza essere indagati.

Un mese di ipotesi e ancor più di indiscrezioni. Ma di vere piste neanche l'ombra. C'è il supertestimone indagato per falsa testimonianza, che si trovava affacciato al balcone a fumare quando la ragazza è stata aggredita con quattro coltellate alla schiena e al petto. C'è la misteriosa persona in bicicletta, che le telecamere immortalano allontanarsi dal luogo del delitto in quei minuti. È lui killer di Sharon Verzeni? O è il testimone mancante che potrebbe avere visto qualcosa? Nessuno lo sa, ma i carabinieri lo stanno cercando. Per trovare «l'uomo (o la donna) in bici» è stata anche stilata una lista di nomi, ma non tutti sarebbero rintracciabili. Tra loro c'è chi è formalmente domiciliato, ma che in realtà è senza fissa dimora. E poi c'è il compagno di Sharon, non indagato eppure sempre sotto i riflettori. In queste settimane l'idraulico 37enne ha sempre collaborato con i carabinieri: è stato convocato almeno quattro volte in caserma (non ieri), ha accompagnato gli investigatori nell'appartamento sequestrato per dei sopralluoghi, ha anche rilasciato più di qualche dichiarazione ai cronisti. Sempre senza legale. L'uomo non è indiziato perché avrebbe un alibi di ferro - era a letto quando la compagna 33enne era fuori -, eppure la pressione su di lui è notevole.

Ruocco, comunque, si è sempre mostrato calmo e ha ribadito la disponibilità a collaborare con gli inquirenti «dove e quando vogliono». Ma è stato anche il mese dei prelievi di Dna tra Terno d'Isola e i paesi limitrofi. Le analisi - che hanno finora coinvolto diverse decine di persone - non sono state effettuate a tappeto ma ad esclusione e secondo criteri precisi sulla base degli sviluppi investigativi.

Gli spazi di manovra degli inquirenti non sembrano più così ampi: resta da scandagliare ancora ogni sfaccettatura della vita privata di Sharon per trovare eventuali ombre o aspetti che possano in qualche maniera far risalire al suo assassino. Ma la vita della 33enne si dipanava tutta tra lavoro e vita privata con Sergio e la famiglia.

Non aveva grandi amicizie o frequentazioni: pochi i contatti e le chat sul cellulare, qualche libro preso in prestito alla biblioteca di Terno e, solo di recente, l'avvicinamento a un gruppo di Scientology. E allora si continua con gli interrogatori a tappeto: al comando provinciale dei carabinieri a Bergamo anche la prossima settimana si prevede un via vai di convocati.

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