Milano Per la prima volta hanno deciso di unirsi. Compatti. È la rivoluzione degli ex. Magistrati, avvocati, diplomatici, militari, medici, dirigenti, tutti insieme per dire no a Luigi Di Maio e «al suo governo di incapaci» che vuole mettere le mani in tasca agli unici che nella loro carriera hanno mai mancato di onestà nei confronti dello Stato. «E questo è inaccettabile, oggi non si parla più di contrasto all'evasione fiscale, perché è più facile scovare i pensionati, i cui redditi sono negli elenchi dell'anagrafe tributaria e che hanno fatto i loro doveri di contribuenti», tuona Giorgio Ambrogioni, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità, aprendo i lavori del convegno «Non c'è equità senza merito», al teatro Nuovo di Piazza San Babila a Milano, che ha visto insieme tutte le associazioni più rappresentative della dirigenza, pubblica e privata. In tutto 850mila associati che rappresentano meno del 4% dei pensionati ma, guarda un po', da sempre i più vessati.
L'assemblea (oltre mille delegati) ha approvato una mozione, inviata anche a Sergio Mattarella, per ottenere da Di Maio un confronto contro una legge «frutto di speculazioni ideologiche, di rancori personali, di invidia sociale portata a metodo di governo». Ma non chiamateli «pensionati d'oro» termine che a loro sta altamente antipatico: «Semmai siamo contributori d'oro! Non è accettabile che siamo sempre gli unici a rispondere agli appelli di solidarietà», dice Guido Carella, presidente di ManagerItalia. «Perché quello che abbiamo oggi ce lo siamo guadagnato fino all'ultimo centesimo - dice Eros Andronaco, vicepresidente di Federmanager - Le pensioni che percepiamo ce le siamo guadagnate attraverso responsabilità e sacrifici, versando contributi enormi. I nostri stipendi erano alti? Certo. Perché alte erano le nostre responsabilità. Le nostre pensioni sono più elevate di altre? Ovvio. Perché noi abbiamo sempre versato contributi altissimi e agito alla luce del sole. Avete bisogno di fare cassa? Rivolgetevi ai disonesti e al lavoro sommerso. Premiare i disonesti o i nullafacenti con il reddito di cittadinanza a danno di chi si è sempre comportato lealmente lavorando tutta la vita, è inaccettabile. Siamo stanchi di vedere governi che ci mettono le mani in tasca: negli ultimi anni le nostre pensioni si sono impoverite del 20%».
È la spina dorsale della nostra economia a parlare. Per loro equità non significa egualitarismo, termine caro ai comunisti per i quali tutti sono uguali e che odiano chi produce ricchezza perché non lo sanno fare loro. No, non siamo tutti uguali, per fortuna, come vorrebbe farci credere Di Maio. Che proprio ieri, facendo imbufalire ancora di più gli ex dirigenti, se ne infischia: «Recupereremo ancora più soldi dalle pensioni d'oro. Non solo tagliando del 40% quelle sopra i 4.000 euro ma non gli facciamo nemmeno l'adeguamento all'inflazione, così ci restituiscono anche i soldi che in questi anni hanno preso ingiustamente». «È guerra e la porteremo avanti in tutte le sedi, nei tribunali, compresa la Corte costituzionale - replica Ambrogioni - Ci trasferiremo nei Paesi con sistemi fiscali più favorevoli e utilizzeremo l'arma del voto».
E c'è chi come il professor Michele Poerio, presidente di Federspev e del Forum nazionale dei pensionati, chiama Di Maio «Robin Hood da strapazzo. Essere apostrofato come parassita da questo ragazzotto non lo tollero e non escludo una denuncia per diffamazione aggravata. Quello che ci sta facendo è un esproprio di sovietica memoria, una rapina di Stato. Se sarà necessario indosseremo i gilet gialli anche noi e bloccheremo i consumi. Per questo Natale ho chiesto alla mia famiglia di non comperare regali».
Sergio Barbieri fa il medico, ed è vicepresidente del Cimo: «Siamo alla follia, il padre di Di Maio non paga i contributi ai propri dipendenti e dobbiamo farlo noi? Noi abbiamo sempre pagato le tasse e in
questa platea nessuno è un evasore. Cosa che non si può dire del papà del ministro del Lavoro che non ha mai lavorato nella sua vita». E che ora vorrebbe togliere le pensioni agli unici che sostengono le colonne del Paese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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