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Il mondo dell'auto si ribella: "No alla manovra tutta tasse"

Lo stop alla norma sui veicoli aziendali è insufficiente E l'Ue è già pronta a tagliare la crescita dell'Italia

Il mondo dell'auto si ribella: "No alla manovra tutta tasse"

Retromarsh. Il governo conferma l'intenzione di rivedere sia la plastic tax che l'incremento dell'imponibile Irpef dal 30 al 60% sulle auto aziendali. «Ci sono le premesse, stiamo lavorando con l'idea di metterci le mani», ha detto il sottosegretario all'Economia, Pierpaolo Baretta aggiungendo che «l'idea è trovare una soluzione tecnica». L'intenzione, secondo quanto si apprende, sarebbe quella di far saltare la norma sulle auto e rinviare, anche oltre luglio, il balzello sugli imballaggi di plastica.

Su questo punto Matteo Renzi ha rivendicato una vittoria personale e del proprio movimento Italia Viva. «Adesso che questa misura sbagliata sulle auto è stata cancellata potremmo toglierci tanti sassolini dalle scarpe e chiedere che fine hanno fatto quelli che una settimana fa ci insultavano», ha dichiarato l'ex premier rivolgendosi al Pd. «A me sta a cuore l'evitare che il governo aumenti le tasse. Tutto ciò che avverrà in Emilia Romagna, in Calabria, in Toscana, in Liguria, lo vedremo a tempo debito, ora la priorità è fare un partito No Tax», ha aggiunto. La spinta di Renzi nasce proprio da questo: evitare che il centrosinistra subisca un'altra disfatta, soprattutto in Emilia Romagna.

Queste prese di posizione, tuttavia, non bastano. La filiera dell'auto non si fida del tutto. L'Unrae, l'unione delle case estere, e le altre principali associazioni del settore hanno inviato una lettera al premier Giuseppe Conte. Due le richieste. La prima è avere garanzie sull'eliminazione della norma sui fringe benefit, cioè la deleteria tassa sulle auto aziendali. La seconda è l'apertura di un tavolo di coordinamento a Palazzo Chigi visto tra il dl fiscale, il dl Clima e la legge di Bilancio i ministeri dell'Ambiente, dello Sviluppo, delle Infrastrutture e dell'economia vanno ciascuno per conto proprio perdendo di vista gli interessi di un comparto centrale per l'industria italiana.

Un analogo richiamo è giunto anche da Federchimica, terrorizzata dalla plastic tax. «La sostenibilità non si può improvvisare e non si persegue attraverso tasse inique e inefficaci, che finiranno solamente per regalare il mercato ai concorrenti europei ed extra-europei», ha ammonito il presidente Paolo Lamberti. Le cooperative agroalimentari, invece, hanno avvertito che la sugar tax è una mazzata da 350 milioni sulla filiera. Il problema è che il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, contava proprio su quegli introiti per aggiustare una manovra molto sbilanciata sul lato del deficit e che si fonda su fragili equilibri macreconomici, sempre a rischio di essere spezzati.

Secondo alcune indiscrezioni, le previsioni d'autunno della Commissione Ue, che saranno presentate oggi, non sono positive per l'Italia. Per quest'anno si ipotizza una crescita dello 0,1% nel 2019, in linea con quanto stimato a luglio, e dello 0,4% nel 2020, a fronte del precedente +0,7 per cento. Il problema è che il governo stimava quello 0,4% a politiche invariate, mentre la manovra dovrebbe avere un effetto positivo di due decimi di punto. Ne consegue che Bruxelles potrebbe, prima o poi, chiedere una correzione sostanziale dei conti pubblici visto che il disavanzo pubblico crescerà e la correzione strutturale del deficit non sarà effettuata. Anche il Fondo monetario internazionale ha annunciato a breve una nuova missione in Italia per discutere «sull'orientamento appropriato della politica di bilancio».

Anche a Washington, infatti, i dubbi prevalgono sulle certezze.

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