Sorridente Sergio Marchionne; un po' meno, e visibilmente tirato Luca di Montezemolo; in prima fila - quasi storditi dalla velocità con cui si è consumato il divorzio tra i due «amici» - Piero Ferrari, il figlio del Drake, vicepresidente del Cavallino rampante e unico socio (con un 10% che vale oro) della Fiat, e l'ad Amedeo Felisa. Quindi i giornalisti, convocati in tutta fretta al Museo Ferrari di Maranello dopo il chiarimento tra Marchionne e Montezemolo: il primo diventerà presidente di Ferrari dal 13 ottobre («e intendo rimanere tale», la precisazione); il secondo, oltre a lasciare dopo 23 anni una creatura che considerava sua, si stacca anche dal pianeta Agnelli: l'Avvocato e le sue lacrime al primo mondiale vinto da Schumacher, il fratello Umberto e la sorella Susanna, sua grande sostenitrice, rimarranno un fantastico ricordo insieme a tutti i momenti vissuti alla guida della casa automobilistica più popolare al mondo. A consolarlo, comunque, c'è una maxi-liquidazione: quasi 27 milioni e, per non farsi mancare nulla, anche il «diritto temporaneo di acquistare prodotti del gruppo Fiat con alcune facilitazioni (leggasi sconto) nonché di usufruire di taluni servizi attinenti la sicurezza».
Pochi metri fuori dall'angusta sala, il Ferrari Store e il piazzale antistante pullulano di appassionati in arrivo da tutto il mondo del tutto ignari del momento storico che ha portato alla svolta in sella al Cavallino. Il Mito resta, sono le persone - dai manager ai piloti - a cambiare: è una legge alla quale non si può sfuggire.
Dopo due serrati confronti, seguiti al licenziamento di Montezemolo da parte di Marchionne ai microfoni di Cernobbio, i due «amici» si sono accordati su cosa dire e come presentarsi in pubblico. Grande assente, forse anche per l'imbarazzo, il presidente di Fiat e nipote dell'Avvocato, John Elkann, al quale Montezemolo, quando era presidente di Fiat, ha fatto da «tutor». «Ci siamo parlati stamattina al telefono», ha tagliato corto il presidente in uscita di Ferrari alla nostra domanda. Elkann, il quale non è mai intervenuto nei giorni in cui è maturato il divorzio, ha preferito ringraziare pubblicamente Montezemolo attraverso il comunicato stampa che, diffuso ieri mattina, ne sanciva l'uscita da Maranello: «Desidero ringraziare Luca a nome della mia famiglia e a titolo personale per quanto ha fatto per la Fiat e per la Ferrari».
La grande abilità che lo ha sempre contraddistinto, ha permesso a Montezemolo di far buon viso a cattivo gioco, ribaltando di fatto l'operazione, avvenuta sotto la regia di Elkann e trasformata da Marchionne in uno Tsunami, che lo ha diviso dal suo «amore»: «Oggi la Ferrari - ha osservato - contribuisce con altre grandi aziende del gruppo a una grande operazione che ha bisogno di un regista (Marchionne, ndr ): per questo lascio l'azienda con serenità e orgoglio, non solo per la Ferrari, ma per tutto il gruppo». Negli incontri preliminari l'intesa era quella di far passare l'uscita forzata come dimissioni personali («in verità - ha poi confessato - l'avrei fatto alla fine dell'anno prossimo; Sergio ha iniziato a polemizzare con me nel 2002»). Del resto, fino alla sparata di Cernobbio, ai rumors che lo davano praticamente spacciato, Montezemolo aveva sempre replicato ritenendoli «turbolenze estive». Ma poi è arrivato lo Tsunami. Non fosse per i problemi in pista, per Marchionne la presidenza del Cavallino potrebbe essere una delle tappe più tranquille di quella che egli stesso ha definito «una lunga carriera di ristrutturazioni, sempre in aziende con problemi». Invece, ha ricordato, è «un'azienda che sta bene, che ha cassa e ha grandi piani». Pertanto, paradossalmente, la sfida che attende il top manager che già guida il gruppo Fca ed è presidente di Cnh Industrial, è quella di garantire una continuità con il lavoro di Montezemolo che pure lui stesso ha insistito per allontanare: i conti sono a posto, la richiesta è da anni sempre superiore all'offerta e il know how degli uomini di Maranello nel costruire le gran turismo più desiderate al mondo non è in discussione. Sarà comunque lui il faro di Ferrari, visto che la sua presidenza non sarà ad interim. E se nei prossimi giorni qualcuno cercherà ancora di polemizzare «a me - la risposta - non interessa».
Divorzio consumato, stretta di mano tra «amici» e Montezemolo, prima di uscire, guarda il folto capannello di giornalisti attorno a Marchionne.
È già domani: per lui il commosso addio agli operai, in attesa del bagno di folla al raduno Ferrari di Berverly Hills del 12 ottobre, il giorno prima della quotazione di Fca e l'ultimo da presidente. Ad attenderlo c'è il vertice di Alitalia: «Sentirò il ceo di Etihad, Hogan, nei prossimi giorni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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