Dal "mostro" all'androide Il futuro compie 200 anni

Due secoli fa l'uscita del romanzo di Mary Shelley L'uomo artificiale era un incubo. Oggi quasi realtà

Dal "mostro" all'androide Il futuro compie 200 anni

Frankenstein è tra noi: a 200 anni dalla pubblicazione, avvenuta il 1° gennaio 1817 a Londra, la storia di Mary Shelley e più attuale che mai. Perché ci parla di temi cruciali: il rapporto tra l'uomo e i progressi della scienza, l'essenza della vita, i limiti tra umano e artificiale.

Da subito la storia del dottor Frankenstein ha avuto un enorme successo, che nel XX secolo si è amplificato grazie alle tante versioni cinematografiche: la prima è un cortometraggio muto del 1910, indimenticabile quella del 1931 con Boris Karloff nella parte del «mostro», esilarante il Frankenstein Junior di Mel Brooks (anno domini 1972, un evergreen che torna ciclicamente sugli schermi televisivi in questo periodo dell'anno).

La paura è senz'altro una delle leve di questa storia. Incute sgomento anche il titolo completo, Frankenstein ovvero il Prometeo moderno, che allude al mito greco del dio che, per aver donato all'umanità il fuoco simbolo di progresso e prerogativa di Zeus, finisce condannato a un orribile supplizio. E oggi c'è timore verso una scienza e una tecnologia pervasive e poco comprensibili. I robot ad esempio nel 2018 secondo gli esperti potrebbe entrare nelle nostre case, percorrere le nostre strade e gestire negozi e supermercati. Il che fa sorgere velate preoccupazioni: e se si rivoltassero contro di noi? Non a caso si parla di «complesso di Frankenstein» per definire la paura degli umani verso i robot e gli umanoidi.

Probabilmente è troppo tardi per chiudere le stalle alla tecnologia, che, se non ancora sfuggitaci di mano, è già molto più avanti di quanto pensiamo. A leggere tra gli articoli di divulgazione scientifica può sembrare come in fondo la creatura non del tutto umana nata in laboratorio sia già tra noi.

Quel che è certo è che il dottor Frankenstein oggi avrebbe assai più strumenti al di là dell'elettricità per giocare con la vita umana. È infatti la medicina il campo in cui al momento si sta attuando la connessione tra umano e artificiale.

Pensiamo alle protesi. Oggi molte sono stampate in 3D con vari vantaggi: la personalizzazione, la velocità e soprattutto i costi bassi. Con le stampanti si realizzano parti di osso ma anche pelle per riparare ustioni, parti di orecchio o impianti dentari e pure un intero cuore artificiale, in silicone. L'Itt, Istituto italiano di tecnologia, ha creato la prima retina biologica, per ora testata su animali. Ausili che creano umani potenziati, che superano i limiti imposti da malattie o incidenti per tornare a nuova vita. Un po' come la creatura di Frankenstein.

La prossima frontiera è però una tecnologia che consente all'organismo umano di riparare dall'interno i propri tessuti danneggiati. Sviluppata dai ricercatori dall'Ohio State University Collage of Medicine, si chiama «Tissue nanotransfection» ed è un chip che, inserito nell'area da riparare, inserisce un codice genetico nelle cellule della pelle, riprogrammandole per diventare altre cellule adatte a curare aree malate.

Altro terreno su cui si sta sviluppando la ricerca medica è quello della manipolazione di Dna per curare malattie genetiche, e sono già stati fatti esprimenti su embrioni. Ma uno scienziato dissidente, Josiah Zayner, ha modificato il proprio Dna (per aumentare la massa muscolare di un braccio), e intende fornire al pubblico un «kit di manipolazione genetica» basato sulla tecnologia CRISPR. «Per la prima volta dalla nascita dell'umanità non siamo più schiavi dei geni con i quali siamo nati», ha commentato.

Un altro tema centrale nel romanzo è quello della nascita: abbiamo superato la tradizionale riproduzione sessuata? Anche a questo sta lavorando la scienza. L'anno scorso è stata annunciata la creazione di uno spermatozoo e un ovulo femminile da cellule epiteliali. E quest'anno è stato testato su agnelli un utero artificiale che ha permesso di portare a termine la gestazione di nati prematuri.

In tutto questo proliferare di

notizie, sembra utile ricordare la morale di un romanzo scritto duecento anni agli scienziati di oggi. Non giocate a dio, come Prometeo. Perché le forze della natura, se manipolate e non controllate, possono creare mostri.

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