Sorpreso a casa, in via Padova, dove vive con mamma e papà, ha negato fino alla spasimo. Di aver mai partecipato al pestaggio che nella notte tra venerdì e sabato, 24 ore prima, aveva mandato in coma all'ospedale un ragazzo incensurato di 25 anni, Luca, aggredito in pieno centro, davanti al bar «Amico Fritz» di corso Garibaldi, strada cult della movida milanese. Quando però i carabinieri della compagnia Duomo, guidati dal capitano Matteo Martellucci, gli hanno perquisito la camera da letto, trovando gli abiti sporchi di sangue e, tra le lenzuola, il coltello a serramanico - una lama lunga 15 centimetri che aveva conficcato nel torace del giovane ben cinque volte - Alessandro Caravita, 21 anni, ha fatto la scelta più ponderata in casi come questi. E si è chiuso in un ostinato silenzio mentre il padre Franco - fondatore dei «Boys» e storico, carismatico capo della curva nerazzurra dai primi anni Novanta - gli ha messo accanto il suo legale «storico», Franco Radaelli del foro di Como, e il milanese Domenico Perlino, due professionisti con i fiocchi.
Accusato di tentato omicidio, lesioni personali aggravate dai futili motivi e porto ingiustificato di oggetti atti ad offendere, Alessandro Carovita è finito a San Vittore. Dove già lo conoscono per i suoi precedenti per rissa e lesioni. Il ragazzo, infatti, non è esattamente un tipo tranquillo: secondo il pm Roberto Fontana, che ha coordinato il lavoro dei carabinieri, il 21enne frequenta ambienti radicalizzati dell'estrema destra ma soprattutto ama stare in curva allo stadio. Era stato infatti coinvolto nelle indagini sugli scontri tra ultrà prima della partita Inter-Napoli del 26 dicembre 2018 che portarono alla morte di Daniele Belardinelli, il tifoso del Varese (gemellato con gli interisti) investito da alcune auto guidate da tifosi del Napoli. Il padre Franco, che ha 61 anni, poco meno di nove mesi fa aveva aggredito l'altro leader storico nerazzurro, il pregiudicato 66enne Vittorio Boiocchi. I due poi si erano riappacificati (la foto postata su Facebook di Franchino che abbraccia «Vittorione» al suo capezzale, in ospedale, ha fatto il giro, e la gioia, dei social nerazzurri) anche se tuttora quello scontro lascia aperti le molte amarezze e le tensioni ancora latenti dopo la morte del tifoso varesino, per la quale nell'ottobre scorso è stato arrestato l'ultrà napoletano Fabio Manduca.
Va detto però che l'accoltellamento dell'altra notte in corso Garibaldi nulla ha a che fare con tifo e dintorni. Alessandro Carovita era con un gruppo di ragazzi e ragazze.
Tra queste la ex fidanzata di un amico del gruppo in cui invece c'era la vittima, il 25enne Luca. Pare che proprio lui, Luca e i suoi amici, notando la giovane, le abbiano lanciato frasi non esattamente amichevoli. L'alcool ha fatto il resto.
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