Multa alla Rai: trascura i Cinque stelle. "Il canone dà diritto alla par condicio"

Tra i casi analizzati il leader della Lega e Sanremo. È polemica

Multa alla Rai: trascura i Cinque stelle. "Il canone dà diritto alla par condicio"

Un milione e 500mila euro di sanzione: non sono noccioline ma neanche dobloni, dal momento che la multa alla Rai avrebbe potuto arrivare a 72 milioni. Una delle principali colpe dei notiziari, non l'unica, è avere trascurato i Cinque stelle a favore di Lega e Pd. A spiegarlo è la delibera dell'Agcom, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha ingiunto il pagamento della sanzione perché la Rai sarebbe venuta meno a lungo e ripetutamente al suo ruolo di servizio pubblico. L'Agcom parla di duplice conseguenza: «di ordine erariale» visto il contributo pubblico percepito dalla Rai con il canone; «di ordine sociale», con possibili effetti negativi sull'istruzione, sulla crescita civile, sulla facoltà di giudizio e di critica. L'Agcom contesta anche l'assenza di contraddittorio tra politici e la scarsa diffusione di notizie e dibattiti sui referendum.

Dichiarazioni che dividono. Protesta la Rai che parla di episodi «accostati in modo arbitrario e confuso in termini sia di contenuto sia cronologici». Mentre Michele Anzaldi, Italia Viva, esperto di tv, invita a far pagare i danni ai responsabili, l'ex presidente della Rai e costituzionalista, il pd Roberto Zaccaria, attacca l'autorità ormai oltre la fine del mandato che appare «come una specie di commissario politico, una sorta di Minculpop, che giudica la programmazione Rai con parametri estremamente soggettivi e discrezionali». E l'azzurro Maurizio Gasparri, membro della commissione di vigilanza Rai, dichiara che «l'Agcom ha palesemente travalicato i suoi poteri».

La violazione più rumorosa della Rai sarebbe proprio la discriminazione dei Cinque stelle ai danni di Lega e Pd, che nonostante abbiano meno deputati e senatori riescono a farsi più largo nei Tg. I Cinque stelle sono solo terzi in classifica. In particolare, per i tempi di parola dei soggetti politici, M5S risulta aver avuto, su tutti i notiziari Rai, il 19,99% del totale. Nello stesso periodo, il secondo e il terzo gruppo parlamentare, Lega e Pd, hanno registrato un tempo di parola pari, rispettivamente, al 20,48% e al 23,15%. Inoltre questo dato, esteso ai rappresentanti del governo e al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, «risulta non esser adeguatamente compensato» dal tempo di parola assicurato a rappresentanti del governo di M5S. Più equilibrato, ma comunque sotto rappresentato, il tempo di notizia. La testata più bersagliata dalla delibera è il Tg2.

Tra gli episodi contestati numerosi riguardano le Regionali. Per l'Emilia Romagna è stato segnalato un servizio sui nostalgici di Predappio tra cimeli e saluti romani alla commemorazione della morte di Mussolini. In aggiunta, Agcom contesta l'ampio spazio concesso a Matteo Salvini che si è avvalso del suo ruolo di leader nazionale. Per le regionali in Calabria, una battuta sui morti «nei piloni» sembrava associare alla 'ndrangheta tutti i calabresi.

Numerose segnalazioni di politica estera: sul presidente francese Emmanuel Macron, sul sovranista statunitense Steve Bannon, su Boris

Johnson, su una mini crisi diplomatica con la Svezia per un servizio sui migranti. Non poteva mancare, e non è mancato, il caso Sanremo: scorretta rappresentazione dell'immagine femminile e ruolo stereotipato della donna.

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