Napolitano vede il premier, conferma l'appoggio e chiede prudenza con i sindacati

Napolitano vede il premier, conferma l'appoggio e chiede prudenza con i sindacati

RomaA frenarlo non ci prova nemmeno. «Presidente, io vado avanti - dice Matteo Renzi - non c'è più spazio per mediazioni». E del resto pure secondo Giorgio Napolitano, se vogliamo «uscire dalla crisi» è arrivato il momento delle «scelte coraggiose». Ma insomma, un po' di prudenza stavolta non guasta, un pizzico di diplomazia ci vuole, magari qualche via di fuga tocca lasciarla perché si può vincere una battaglia anche senza umiliare gli avversari. Il premier sembra d'accordo: tiro dritto, ma non voglio spaccare il partito e nemmeno rompere tutti i ponti con i sindacati.

I due si vedono al Quirinale in mattinata per un incontro «non breve», come lo definiscono le fonti ufficiali. Il colloquio, spiegano, è lungo «vista la significativa durata dell'assenza dall'Italia del presidente del Consiglio», che ha passato la settimana scorsa negli Usa, tra la Silicon Valley e l'assemblea plenaria dell'Onu. Il faccia a faccia dura dunque più di un'ora, data l'importanza della posta sul tavolo, con Napolitano chiede notizia «sugli sviluppi prossimi dell'attività parlamentare» e Renzi che illustra le sue mosse. Sull'articolo 18 e sulla riforma del mercato del lavoro Matteo si gioca il governo e il Paese la possibilità di tornare a essere competitivo e appetibile per gli investitori.

Coperture istituzionali non servono: su Palazzo Chigi già da tempo si è aperto l'ombrello rassicurante del Colle. Al vecchio capo dello Stato piace la tenacia del giovane primo ministro, la sua voglia di affrontare i problemi di petto. E nel merito, Napolitano appoggia, anzi spinge le soluzioni proposte da Palazzo Chigi e tanto attese dall'Europa e dai mercati. Lo ha detto chiaramente appena quattro giorni fa: «L'Italia e l'Europa sono alle prese con una profonda crisi finanziaria, economica e sociale. Possiamo uscirne soltanto con politiche nuove e coraggiose che favoriscano la crescita e l'occupazione». In sintesi: per affrontare «la sfida della competizione» globale, «dobbiamo metterci al passo con i tempi, dobbiamo rinnovare le strutture sociali e i comportamenti». Basta con «i conservatorismi e le ingiustizie», non possiamo più restare «prigionieri dei corporativismi».

Il mondo è cambiato, non bastano più le vecchie tutele e il capo dello Stato chiede di preoccuparsi «per i giovani senza lavoro e senza prospettive». Renzi accetta il suggerimento e infatti comincia il suo intervento in direzione parlando dei «nuovi deboli» ai quali occorre dare «risposte e investimenti».

Il secondo consiglio è quello di evitare toni sprezzanti con i sindacati: e Matteo li «invita» a Palazzo Chigi, sfidando Cgil, Cisl e Uil a confrontarsi su tre punti: una legge della rappresentanza sindacale, salario minimo, il collegamento con la contrattazione di secondo livello.

Dunque, niente toni sprezzanti. Ma sulla sostanza il premier non molla, come spiega al parlamentino del Pd: «La rete di protezione si è rotta. Non va eliminata, va ricucita».

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