«Nei prossimi mesi, al netto delle oscillazioni del governo Tsipras con la Troika, mi aspetto che il Qe della Bce tenda a svalutare ulteriormente l'euro rispetto alle principali valute estere: in quest'ottica, una diversificazione valutaria del 25-30% del portafoglio può essere una buona strategia per integrare il rendimento senza aggiungere rischi eccessivi», afferma Claudio Barberis di MoneyFarm, secondo cui un buon portafoglio in Etf e fondi potrebbe essere composto dal 40% in azioni e per il 60% da bond. Quest'ultima parte del giardinetto dovrebbe poi essere impiegata «per il 30% in titoli governativi euro, per il 20% in corporate bond euro, per il 5% in high yield euro e per il restante 5% in bond dei mercati emergenti in valuta locale», prosegue Barberis.
In questo modo, la parte in Titoli di Stato euro sarebbe bilanciata da quella più dinamica in bond societari e dagli «emergenti». Per quanto attiene invece alla parte azionaria di questo portafoglio bilanciato, Barberis consiglia di puntare di più su Europa e Borse dei Paesi emergenti.
In particolare, gli Etf e i fondi azionari Europa dovrebbero pesare per il 15%, quelli emerging markets per l'8%, mentre quelli specializzati su Wall Street dovrebbero valere il 13% e quelli focalizzati sul listino di Tokyo il 4 per cento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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