Nel nostro Paese 200 jihadisti sorvegliati

Sono rientrati dopo addestramento all'estero. E hanno ancora il passaporto

Porre la «massima attenzione» per evitare il «gesto estemporaneo ed emulativo» di singoli soggetti che potrebbero entrare in azione anche nel nostro Paese. È l'invito che il Viminale ha rivolto a questure e prefetture all'indomani dell'attentato al Parlamento canadese. Un'apposita circolare chiede di attuare una «attenta vigilanza» su obiettivi sensibili e sedi istituzionali, di attivare tutte le fonti investigative e di monitorare sia i luoghi dove si ritrovano i soggetti più vicini alle posizioni radicali, sia i forum e i siti frequentati dagli estremisti, nuova frontiera del jihadismo fai-da-te e dell'attentatore "isolato".

L'Antiterrorismo ha già individuato 48 cosiddetti foreign fighters , combattenti «legati in qualche modo all'Italia in termini di transito o di passaggi vari effettuati nel nostro Paese». L'allerta è stata invece elevata per i cosiddetti “ufficiali di collegamento” tra il nostro territorio e la galassia fondamentalista: monitorati costantemente, ma nessun ritiro del passaporto. Secondo l'intelligence, almeno 200 soggetti “attenzionati”, ritenuti pericolosi perché rientrati in Italia dopo un periodo di addestramento in basi segrete all'estero, principalmente in Afghanistan e in Malesia, o collegati all'estremismo di matrice islamica. Oggi più legato ai siti Internet, che non alle moschee. Alcuni forum non vengono oscurati dall'intelligence proprio per permettere di raccogliere elementi di indagine. Un punto, questo, ribadito nella circolare inviata a prefetti e questori italiani dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza del ministero dell'Interno. Secondo Giacomo Stucchi, presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), in Italia «la situazione è sotto controllo: c'è una giusta preoccupazione ma l'allarmismo è ingiustificato».

Ogni giorno si ricevono segnalazioni e l'intelligence di tutti i Paesi, compresa quella italiana, le esamina nel dettaglio, stabilendone l'attendibilità. Più allarmi anche nella stessa giornata, spiega al Giornale «verificati nel silenzio più rigoroso, il che aiuta a evitare possibili attacchi». Nel caso dell'attentato di Ottawa, c'è stata probabilmente una «sottovalutazione»”, sostiene Stucchi: Zehaf Bibeau, il canadese convertito all'islam ucciso dalla polizia, era stato condannato in Quebec a 60 giorni di reclusione per possesso di stupefacenti (nel 2004). Gli avevano confiscato a luglio il passaporto, considerandolo dopo la conversione «un viaggiatore ad alto rischio». In Italia «non ci sono stati provvedimenti di questo tipo», almeno non ancora, spiega il presidente del Copasir. Un altro obiettivo è «evitare la possibilità di infiltrazione di jihadisti nelle carceri italiane», dice al Giornale Luigi Pagano, reggente del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria): 10.

400 i detenuti di fede musulmana in Italia, di cui il 70% si dichiara praticante e fa richiesta di dieta halal, spiega Pagano. Solo 14 sono accusati o condannati per terrorismo internazionale. Tutti nel carcere di Rossano (Cosenza). Nel 2010 erano più di 80, dislocati in tre strutture: Macomer, Benevento, Rossano.

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