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Nella caccia ai 5 miliardi c'è anche la multa a Gucci

Per salvare il deficit del 2019 il governo raschia il barile. Tutte misure a rischio bocciatura

Nella caccia ai 5 miliardi c'è anche la multa a Gucci

Una lista di entrate extra, senza nuovi tagli alla spesa e tante una tantum. Il ministero dell'Economia si è messo all'opera per trovare le risorse per ritoccare il deficit del 2019 già da un po' di tempo, ma la caccia non è terminata, visto che le ricette che stanno uscendo da via XX settembre sono destinate a diventare pietanze indigeste per Bruxelles.

In sintesi, l'obiettivo del governo, dopo gli esiti non entusiasmanti della lettera inviata dal premier Giuseppe Conte all'Ue, è varare al Consiglio dei ministri di mercoledì un assestamento di bilancio con nuove stime da presentare al Consiglio e alla Commissione europea. Anzi, i «numeri reali» come ha sottolineato ieri il premier Giuseppe Conte. Un nuovo rapporto deficit-Pil alla luce degli andamenti reali della cassa.

In realtà il ministro Giovanni Tria sta cercando di racimolare 5 miliardi freschi, evitando se possibile di inserire nella stima i risparmi di Reddito di Cittadinanza e Quota 100.

Due miliardi sono le spese dei ministeri congelate dalla Legge di Bilancio e trasformate definitivamente in risparmi. Ma rispetto alla tabella contenuta nel Ddl, il governo ha deciso di salvare il ministero delle Infrastrutture guidato da Danilo Toninelli (in particolare i tagli al trasporto pubblico locale). Cancellati anche i mini tagli al ministero del Lavoro di Luigi Di Maio. Restano quelli alla Difesa e, soprattutto, quelli agli incentivi alle aziende.

I due miliardi del «salva deficit» sono la posta più sicura, ma è possibile che non contino per Bruxelles, visto che il taglio alla spesa era già previsto.

Nel conto c'è sicuramente il dividendo extra della Cassa depositi e prestiti, che vale 794 milioni di euro. Difficile che l'Ue approvi, visto che chiede misure strutturali, cioè nuove entrate o tagli alle spese che si ripetano anche negli anni a venire. Nel caso dei dividenti delle partecipate, significherebbe che, d'ora il poi, la Cdp dovrebbe versare il 100% degli utili agli azionisti (Tesoro e fondazioni bancarie) ogni anno. Non il 60% come è avvenuto fino ad oggi. Quindi niente riserve a tutela della patrimonializzazione della Cassa il cui attivo è costituito soprattutto dal risparmio postale.

Restano più di due miliardi, che corrisponderebbero ai cosiddetti risparmi da Reddito di Cittadinanza e Quota 100. Sono maggiori del previsto: 2,6 miliardi in tutto, ma sono ancora materia di scontro nel governo. Inoltre, anche in questo caso, il via libera Ue non è scontato.

Per questo il ministero dell'Economia negli ultimi giorni si è messo a caccia di altre entrate. Tutte straordinarie e di tipo fiscale.

Ieri l'agenzia Adnkronos ha ipotizzato che una fetta consistente venga addirittura dal maxi-risarcimento in arrivo dal colosso del lusso Kering - che ha in portafoglio Gucci - a chiusura di un contenzioso con il fisco per 1,4 miliardi di euro, che dovrebbe portare alle casse dello Stato 1,25 miliardi.

Di sicuro nella lista del Mef c'è il gettito Iva sopra le attese grazie alla fatturazione elettronica. Entrate fiscali non consolidate, quindi ad alto rischio di bocciatura europea.

La caccia finirà mercoledì, sempre che il Consiglio dei ministri sia confermato. Ma è ancora tutto da definire il capitolo 2020, quindi la prossima legge di Bilancio. Impossibile evitare gli aumenti Iva e finanziare la flat tax senza fare nuovo deficit.

Dal frullatore delle proposte del governo è rispuntata la riforma della governance di Bankitalia ispirata da Alberto Bagnai, che punta a dare più potere al governo nella scelta delle cariche di vertice e dà la possibilità al Parlamento di cambiare lo statuto della Banca. La chiave per rendere palazzo Koch meno autonomo anche nella gestione del patrimonio.

Ieri il direttorio di Bankitalia ha nominato Paolo Angelini nuovo capo del dipartimento Vigilanza al posto di Carmelo Barbagallo.

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