Nella Francia anti ricchi tetto alla paga delle star

Dopo le tasse ai milionari e il taglio agli stipendi, stop ai fondi pubblici per i film con contratti oltre i 990.000 euro

François Hollande in conferenza stampa
François Hollande in conferenza stampa

In principio fu il tetto agli stipendi dei manager pubblici, poi la tassa al 75% sui grandi stipendi, oggi è il limite ai cachet delle grandi star del cinema, attori, registi e sceneggiatori. La Francia di François Hollande contraria all'austerità della Merkel impone ora l'austerità al cinema francese. Niente sprechi, basta eccessi. È questo il senso di una serie di provvedimenti che entreranno in vigore a gennaio 2015 ma che hanno già messo in allarme lo star-system francese. L'annuncio arriva dal Centre national du cinéma et de l'image animée (Cnc), l'ente pubblico che in Francia sottostà all'autorità del ministero della Cultura e ha per missione di «sostenere, finanziare e aiutare la creazione cinematografica e le altre arti e industrie dell'immagine animata». Frédérique Bredin, la presidente, ha sfoderato alla vigilia del nuovo anno la regola d'oro: vietato pagare alle star del settore cifre che superano i 990mila euro, pena la perdita degli aiuti del Cnc, quelli - per intendersi - in parte prelevati dai biglietti venduti. La nuova misura riguarda anche tutti i produttori, compreso gli indipendenti.

La lunga lista comprende ovviamente i divi del grande schermo, da Gérard Depardieu (seconda star più pagata nel 2013 con 2,3 milioni di euro per 4 film) a Jean Dujardin, l'Oscar per la migliore interpretazione maschile in The Artist , entrambi coinvolti nel loro doppio ruolo di attori e produttori. «Con questo limite ritroveremo un po' di decenza», ha commentato Thierry de Segonzac, a capo del sindacato dei tecnici di settore, gli operatori dell'immagine e del suono. «I costi di realizzazione erano aumentati del 34 per cento mentre l'inflazione dei cachet delle grandi star saliva a quota 70 per cento», insiste soddisfatto il sindacalista.

La misura arriva a due anni dalla polemica scatenata da Vincent Maraval, uno dei più noti produttori nazionali e fondatore della società di distribuzione «Wild Bunch» che ha sfornato La Vita di Adele e The Artist . Sulle pagine del quotidiano Le Monde , Maraval è stato il primo a sollevare pubblicamente la questione dei chachet stratosferici delle star del cinema francese facendo i nomi dei divi oggi «vittime» della nuova linea Hollande, quella dei risparmi, e accusandole di incassare cifre milionarie in Francia e di accontentarsi di compensi ben più ridotti all'estero, tutto sulle spalle dei contribuenti francesi. Un esempio? Vincent Cassel: «Perché recita in Black Swan (226 milioni di incassi nel mondo) per 226 mila euro e in Mesrine (22,6 milioni di incassi) per un milione e mezzo di euro? Dieci volte meno incassi, cinque volte più di stipendio, questa è l'economia del cinema francese». In effetti - praticamente inspiegabile - per un film americano e dunque aperto al mercato internazionale, un attore francese si accontenta di cifre che vanno dai 50mila ai 200mila euro, mentre in patria incassa dai 500mila ai 2 milioni per pellicole che non oltrepassano la frontiera e sempre più spesso sono dei flop. I più recenti? La commedia Turf , interpretata tra gli altri proprio da Dépardieu, che ha staccato appena 380mila biglietti al box office a fronte di una spesa di 28 milioni di euro. E ancora La Grande Boucle : disastro da 260mila spettatori contro un budget da 14 milioni.

Ora però si cambia musica. E arriva un freno anche all'eccezione francese, con cui lo Stato finanzia la cultura nazionale e ha contribuito finora ai compensi da capogiro delle star. Ecco i nuovi limiti per attori, registi e sceneggiatori: per un flim con budget inferiore a 4 milioni di euro, il compenso dovrà ammontare al 15% massimo del costo di produzione, fra i 4 e i 7 milioni non dovrà superare l'8% del costo, e ancora fra i 7 e i 10 non andaree oltre il 5% fino a un massimo di 990mila per le pellicole da oltre 10 milioni. Il tetto è per persona e non per incarico, dunque è il massimo che un singolo può incassare anche se svolge diverse attività, produttore e attore per esempio.

La mossa è più che altro mediatica, dicono gli addetti ai lavori, secondo cui da un anno e mezzo circa i compensi si sono drasticamente abbassati, così come le spese, crollate da 3,5 a 1,8 milioni di euro anche per i film d'autore. Ma Maraval su Twitter plaude: «Il Cnc coraggioso, bravi!». A far da contraltare arriva stavolta Le Figaro , che denuncia il rischio di una grande fuga delle star: «Per la prima volta non c'è alcuna commedia annunciata per il nuovo anno e la penuria di ruoli sarà visibile nel 2015», anno in cui le uniche due superproduzioni previste «sono un documentario e un cartone animato. Due film senza attori», scrive l'esperta Lena Lutaud.

Che elenca i rischi delle nuove norme: le star negozieranno clausole segrete (all'insaputa del Cnc che non è più in possesso dei loro contratti) per arrotondare il cachet oppure faranno in modo che la pellicola sia cofinanziata da un Paese a cui non possono essere applicate le regole del Cnc. Legge fatta, inganno trovato.

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