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Nelle città alle urne e nelle Regioni già traballa l'alleanza Pd-Italia viva

La guerra è appena iniziata. Con il voto in Parlamento lo strappo tra Pd e Italia viva è formalizzato

Nelle città alle urne e nelle Regioni già traballa l'alleanza Pd-Italia viva

La guerra è appena iniziata. Con il voto in Parlamento lo strappo tra Pd e Italia viva è formalizzato. I dem preparano la vendetta. Da servire, in questo caso, calda: via dalle giunte regionali gli assessori renziani. L'ipotesi è sul tavolo. E trapela dal Nazareno come la minaccia per isolare Matteo Renzi. Tradotto: spingere anche gli assessori regionali di Iv ad abbracciare il Pd. Il messaggio va esteso a tutta la platea di amministratori vicina al senatore di Rignano. Sono due le giunte sotto osservazione: Toscana e Campania.

Nella regione del rottamatore, il governatore Eugenio Giani potrebbe chiedere un passo indietro al suo vice Stefania Saccardi, assessore in quota Iv all'Agricoltura. Una decisione che potrebbe maturare già nelle prossime ore alla luce dei nuovi equilibri romani. Anche perché il peso dei renziani nell'assemblea regionale toscana non è determinate: due eletti. A differenza del Pd che ne conta ventidue. In alternativa Giani potrebbe «suggerire» all'assessore Saccardi di mollare Iv.

Si scende in Campania: discorso identico. Il governatore sceriffo Vincenzo De Luca ha premiato i renziani con l'assessorato all'Agricoltura: la poltrona è andata a Nicola Caputo. Una vera e propria filiera: Toscana, Campania e ministero all'Agricoltura nelle mani (fino a prima delle dimissioni) della renziana Teresa Bellanova. De Luca, spinto da Nicola Zingaretti, sarebbe tentato dall'idea di far saltare la testa a Nicola Caputo, già europarlamentare del Pd dal 2014 al 2019. In Campania, in Consiglio regionale, i numeri cambiano: Italia viva conta una pattuglia di 4 consiglieri eletti. Peso non determinante per spostare gli equilibri, ma comunque non trascurabile. A spingere per l'epurazione dell'assessore renziano anche Nicola Oddati, braccio destro di Zingaretti, in ottimi rapporti con Piero De Luca, figlio del governatore.

Renzi non sta a guardare. Prepara il contrattacco su Roma, Napoli e Milano: le tre città chiamate al voto in primavera per eleggere il nuovo sindaco. A Napoli, i renziani vedono di buon occhio la candidatura del magistrato Catello Maresca, al momento sostenuto dalla coalizione di centrodestra. Il via libera di Iv a Maresca sarebbe il primo schiaffo al Pd. Per Roma è stato Renzi in prima persona ad annunciare l'appoggio per Carlo Calenda (nel tondo in alto), spingendo il Pd sulla ricandidatura di Virginia Raggi. A Milano il quadro è meno fluido: i renziani hanno già dato l'ok per il sostegno al sindaco uscente Beppe Sala. Ma ora la partita potrebbe riaprirsi. Anche se c'è da fare una premessa: il sindaco uscente di Milano non è considerato vicino alla ditta Zingaretti-D'Alema-Bettini. Nella città di Torino, i Cinque stelle hanno ritirato dal tavolo la ricandidatura di Chiara Appendino per favorire un'intesa con il Pd. Italia viva si sfila. Ma c'è il caso Portas: il deputato indipendente Iv Giacomo Portas (nel tondo in basso) si è già pronunciato contro il patto Pd-M5s in città. Ma lla Camera, smarcandosi in parte da Renzi, non ha preso parte alla votazione sulla fiducia a Conte.

Sarebbe in bilico l'alleanza tra Iv e Pd anche alle regionali in Calabria, dove si ritornerà al voto per la morte della presidente Jole Santelli.

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