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Nell'inflessibile Germania l'assoluzione si compra: 100 milioni da Ecclestone

Il patron della F1 era accusato di corruzione per una mega tangente Ma alla giustizia di Berlino bastano i soldi per archiviare il processo

Come un'inversione a U in autostrada. Da ritiro delle patente. Ma, nel suo caso, provvidenziale, considerata la strada impervia e insidiosa sulla quale si era trovato a guidare.

E così Bernie Ecclestone, il re della Formula uno, o, meglio, «la Formula uno», se la cavò. Con buona pace dei suoi detrattori che si auguravano di vederlo finalmente e definitivamente ai box. Coloro che, in altre parole immaginavano, confidando nella giustizia tedesca, che fosse finito fuori pista per quella «paghetta», non proprio lecita, che lui,il grande burattinaio del circo motori, era accusato di aver versato. «Paghetta» che da noi, popolo di corrotti e corruttori, secondo la vulgata mondiale, si chiama solo e semplicemente tangente. Già, perchè nel processo a suo carico, aperto tre mesi fa, Ecclestone, 84 anni il prossimo 28 Ottobre, era accusato di aver versato una tangente di 44 milioni di dollari a Gerhard Gribkowsky, ex presidente della banca Bayern LB, per convincerlo a cedere le partecipazioni dell'istituto nel circus al fondo di investimento Cvc. In caso di condanna, Big Bernie avrebbe rischiato 10 anni di carcere e, ovviamente, la detronizzazione dalla poltronissima della F1. E invece? Invece stupiamoci noi italiani, portati a pensare che le cose si aggiustino in qualche modo solo da noi, ecco che l'inflessibile e integerrima giustizia della cancelliera di ferro, si è dimostrata, all'improvviso, comprensiva con «Big Bernie» al punto da chiedergli una sommetta non proprio trascurabile (complessivamente cento milioni di euro) in cambio della chiusura del processo. Oltre ai 75 milioni di euro (la cifra più alta mai pagata da un manager a un tribunale tedesco), Ecclestone verserà infatti 25 milioni di risarcimento anche alla Bayern LB. E così, con il rotondo totale di cento milioni di euro, Ecclestone tornerà ad essere un uomo libero. Una sorta di tangente ufficiale, qualcuno obbietterà, chiesta a chi, proprio perché accusato di aver dato una tangente, è finito nei guai. A chi storce il naso risponde piccato il legale di Ecclestone, Sven Thomas, che chiarisce: «Questo non è un affare. Non ha niente a che vedere con l'acquisto della libertà. Secondo l'articolo 153a del Codice di procedura penale, infatti, con l'approvazione del giudice la Procura ha facoltà chiudere il procedimento se l'imputato versa una cifra concordata o presta servizi sociali». L'intesa con la Procura consente al patron del circus di restare al volante della sua carriera e di mantenere la propria posizione al vertice del Mondiale di F1. Per completezza d'informazione c'è da aggiungere che il presidente del tribunale, il giudice Peter Noll, ha chiarito che il pagamento deve essere effettuato entro una settimana. «Ha i mezzi per avere quei soldi in modo tempestivo?», ha chiesto Noll a super Bernie, e naturalmente un «sì» è sbocciato sulla bocca dell'imputato eccellente che deve aver pensato che valeva la pena di spingere ancora sull'acceleratore della sua vita. D'altra parte, secondo la classifica di Forbes, che lo piazza al posto numero 375 tra i miliardari, ad Ecclestone è attribuito un patrimonio di 4,2 miliardi di dollari. Quindi altro che valere la pena di spendere per una buona causa.

E, a proposito di spendere, più di una buona parola su di lui l'aveva spesa nei giorni scorsi nientemeno che Niki Lauda, in un'intervista al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung . «Se il processo si concluderà e Bernie non sarà condannato tutte le speculazioni su di lui e sul futuro della Formula 1 spariranno.

Al timone della Formula 1 la continuità è importante e lui ha costruito la Formula 1 per tre decenni. È l'unico a sapere tutto, delle imprese, dei problemi con le squadre, ha tutto in mente. È lui il legame tra le squadre e gli investitori»

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