Sparatoria a Macerata

Nessuno usi il Tricolore per dividere

Nessuno usi il Tricolore per dividere

Giù le mani dal Tricolore. Immediatamente. Ché gli anni in cui lo si insozzava impunemente, considerandolo roba da vecchi fascisti o il simbolo di un'unità nazionale da infrangere in nome dell'internazionale socialista o dal marketing indipendentista della Lega griffata Bossi, sembravano ormai passati. E, invece, adesso ce lo si ritrova sulle spalle di un pazzo che a Macerata spara contro sei africani gridando «Viva l'Italia». Trascinato nel tritacarne mediatico che disegnando il suo profilo da estremista di destra xenofobo e razzista, elenca la sua biblioteca nella quale non poteva certo mancare il «Mein Kampf» di Adolf Hitler, la runa vessillo delle Ss e di Terza posizione tatuata sulla fronte ed altra paccottiglia carnevalesca raccolta evidentemente da una mente malata già in cura da uno psicologo e non certo da un raffinato teorico della superiorità della razza bianca. Tanto che, presentatosi alle elezioni nelle liste della Lega, lo squilibrato ha preso zero voti. Nemmeno il suo. Per questo va subito fermato chi vuol trascinare anche la nostra bandiera in tanta follia. Ci son voluti decenni e il sigillo quirinalizio del presidente Carlo Azeglio Ciampi per convincere tutti noi italiani a riconoscerci nella bandiera e quindi in un'unica patria e in unico popolo. Riconoscendo la sacralità per la quale milioni di soldati hanno scarificato la vita, nelle guerre o nelle missioni di pace. Sono passati i tempi in cui per vederla sventolare in piazza sulle note dell'Inno di Mameli, bisognava andare ai comizi del Msi di Giorgio Almirante, mentre il Pci e addirittura la Dc lo schifavano. Ora fortunatamente e finalmente nell'era post Ciampi qualunque congresso di partito si apre con Inno e Tricolori. E perfino la Lega di Salvini che non è più Nord ma si è riscoperta nazionale e sovranista, ha abbandonato gli eccessi che costarono una condanna a Bossi per aver detto che «il Tricolore lo uso per pulirmi il culo» e «il tricolore lo metta al cesso, signora». Peggio è andata sabato a un disabile a Genova che per essersi permesso di esibirlo, è stato picchiato col manganello e mandato all'ospedale dai partecipanti a una manifestazione antifascista. Ecco, mettiamo tutto il nostro impegno perché nessuno più si permetta di utilizzarla come vessillo di parte. O peggio ancora per sparare a qualcuno. Impediamo che i violenti dell'estrema sinistra o gli spostati di ogni colore a cui manca qualche rotella possano mancare di rispetto a un drappo benedetto. Un drappo che significa tradizione, memoria dei nostri padri e speranza per i nostri figli. E quindi popolo, patria, nazione.

Amore e non odio.

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