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Il no dei gialloverdi alla Tav come il Pci contro l'Autosole

L'Unità nel '64 stroncò l'A1 con le stesse ragioni dei grillini: «Opera inutile, meglio usare i soldi per altro»

Il no dei gialloverdi alla Tav come il Pci contro l'Autosole

L'Autostrada del Sole? «Non sappiamo bene a cosa serva, non esiste uno studio serio e completo sulle conseguenze che il colossale nastro stradale avrà sull'economia del paese, non sono state calcolate le conseguenze del permanere di un sistema di viabilità ordinaria assolutamente rachitico attorno alla fettuccia autostradale», è evidente insomma «l'impegno di spremere l'economia nazionale nella direzione di una motorizzazione individuale forzata» mentre «i problemi dello sviluppo industriale, della viabilità ordinaria, del'urbanizzazione, delle campagne, sono stati tranquillamente ignorati». Ci fosse il Pci, ma quello degli anni '60, sarebbe contro la Tav. Basta rileggersi le pagine dell'Unità, allora organo del Partito Comunista Italiano, nei mesi in cui l'A1, l'Autostrada del Sole prima grande infrastruttura nazionale, stava per essere inaugurata sotto la presidenza del Consiglio di Aldo Moro, nell'ottobre 1964. Bollata come un'opera troppo costosa, frutto degli interessi capitalistici dell'industria dell'automobile, foriera di incidenti stradali e ingorghi, inutile visto lo stato delle strade statali che andavano sistemate prima di progettare un'arteria autostradale del genere. Lo stesso armamentario ideologico che il M5s (coadiuvato dalla Lega, favorevole ma non troppo) ripropone contro l'Alta velocità ferroviaria, con sessant'anni di ritardo rispetto al quotidiano del Pci sulla A1.

L'analisi costi benefici sull'Autosole, fatta dall'Unità, aveva dato esito negativo. La costruzione di autostrade, roba per ricchi, andava a togliere risorse per le infrastrutture usate dagli italiani meno abbienti. Stessa solfa della Tav, contrapposta ai treni dei pendolari. Leggiamo l'Unità di allora: «La contraddizione è palese. Si procede fra stridenti assurdi, riempiendo gli occhi di autostrade e dimenticando che mancano le strode normali in città e nel resto del paese. Velocità alte e comode, insomma. Soltanto per i redditi più elevati». I titoli di quel giorno, la vigilia dell'inaugurazione dell'Autostrada del Sole: «La spina dorsale di un sistema rachitico», «Una visione soltanto automobilistica», «L'Italia più corta?», con punto di domanda retorico perché la risposta era no.

Ma l'Unità avrebbe continuato negli anni successivi la sua campagna di stampa contro l'A1. Attribuendo all'autostrada la responsabilità di immani sciagure, dalla piaga dell'«invasione di turisti motorizzati», alle morti in incidenti stradali. Nel '67 titola «Rete autostradale sempre più fitta in Italia», come se fosse una disgrazia e non un progresso. Il motivo è il solito: «Un enorme pompaggio di risorse finanziarie sottratte ad altri investimenti». Leggiamo: «La trama delle autostrade ha compiuto certamente un grosso balzo avanti nel corso del '67. Migliaia di miliardi sottratti ad altre spese per servizi pubblici hanno fatto il miracolo. Tuttavia malgrado le nuove realizzazioni sia per quanto riguarda svincoli che tangenziali, gli ingorghi sulle autostrade si sono verificati puntualmente anche quest'anno, dando luogo a una catena luttuosa di incidenti». L'impegno del Partito comunista, propagandato tramite il suo organo di stampa, era chiaro: «Mettere fine agli sperperi in una ragnatela di autostrade, dando rigorosa precedenza a investimenti sociali e produttivi, ecco il nostro impegno». Fosse stato per loro, l'A1 non si sarebbe fatta, a vantaggio di più moderne mulattiere. Come i grillini con le grandi infrastrutture.

Con la differenza che il Pci era all'opposizione, il M5s governa.

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