Niente passo indietro, almeno per ora. I Cinque Stelle, Beppe Grillo in testa, tengono duro sul caso Livorno e difendono il sindaco Filippo Nogarin, raggiunto - come il suo assessore al Bilancio - da un avviso di garanzia.
A salvarlo, al momento, sono tre elementi. I buoni rapporti con Grillo, che lo differenziano dal sindaco di Parma Federico Pizzarotti (che infatti, pur solidale con Nogarin, ha ironizzato su Twitter a proposito del «tieni duro» del leader). Il fatto che a inguaiarlo sia stata l'insistenza nel volere il concordato preventivo per l'Aamps, l'azienda locale di raccolta rifiuti, una mossa concordata con i vertici del movimento che la considerano la strada maestra per tutelare occupazione e servizio alla città. E, infine, il regolamento M5S, che prevede il passo indietro solo in caso di condanna. Ecco dunque la prudente benedizione di Grillo e del direttorio, con Di Maio e Di Battista - come anche la candidata grillina al Campidoglio, Virginia Raggi - che però mettono le mani avanti, spiegando che se l'avviso di garanzia fosse qualcosa in più di un atto dovuto, e provasse condotte «contrarie al M5S o alla legge», Nogarin dovrà fare le valigie. Lui si dice «assolutamente sereno», rivendica di aver portato in tribunale i libri dell'Aamps e mette in guardia: «Sono gli altri che non devono essere sereni».
Ma proprio il continuo riferimento agli eventuali atti «contrari al Movimento» come fattore discriminante per cambiar rotta e chiedere le dimissioni del sindaco sono ancora la scintilla che infiamma la polemica. Con il Pd che non manca occasione per rinfacciare la morale doppiopesista dei pentastellati, scatenando uno tsunami di dichiarazioni. Così il responsabile giustizia dem, David Ermini, parte all'attacco definendo «inquietante e sorprendente» che Nogarin «dichiari che si dimette se ha violato le regole dei Cinque Stelle: deve dimettersi se ha violato le norme del codice penale, non quelle della Casaleggio Associati». Messaggio rilanciato su Twitter da Alessia Rotta, componente della segreteria nazionale Pd («Nogarin, Di Maio, Di Battista: legge non uguale per tutti, per loro solo codice Casaleggio #M5S2morali»), e ribadito dal senatore dem Stefano Esposito. Secondo il quale «il problema dei 5 stelle è la credibilità» proprio perché sono «forcaioli con gli altri, autoassolutori con i propri». «Basta guardare la surreale arrampicata sugli specchi di Di Battista per capire chi sono», prosegue Esposito, ipotizzando una sindrome pentastellata di «superiorità alle leggi italiane»: «Ciò che è doveroso per gli altri per loro è un optional». Se il Pd è in prima linea, all'attacco di Nogarin vanno anche i defenestrati del M5S, ieri in piazza a Livorno per chiedere la testa del primo cittadino, guidati dal consigliere comunale Marco Valiani, espulso dal Movimento due anni fa.
«Chiedo - ha spiegato Valiani - le dimissioni di Nogarin, non solo per l'avviso di garanzia che ha ricevuto, ma sopratutto per il nulla amministrativo che ha portato avanti in questi due anni di non governo della città».
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