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Non basta dirsi antifascisti per essere democratici

Non c'è nulla da spartire con chi insulta il Presidente della Repubblica, contesta la brigata ebraica, va in piazza con la falce e martello, impedisce di manifestare e aggredisce chi la pensa diversamente

Non basta dirsi antifascisti per essere democratici

Per anni la destra italiana è stata accusata di fare polemica il 25 aprile, di essere divisiva e di non riconoscere la Festa della Liberazione come una giornata di unità nazionale. A chi faceva notare il connotato ideologico e politico assunto dalle manifestazioni di piazza, veniva contestato il mancato riconoscimento del valore della resistenza. La ricorrenza del 25 aprile è stata così monopolizzata dalla sinistra e in particolare all’Anpi che negli ultimi decenni ha distribuito patenti su chi avesse o meno il diritto di ricordare la resistenza. Così il ruolo dei partigiani bianchi, cattolici, azionisti, repubblicani è stato non solo ridimensionato ma spesso dimenticato. Lo stesso dicasi per gli alleati il cui contributo nella liberazione viene omesso o ricordato con fastidio. L’area comunista e postcomunista si è impossessata delle piazze del 25 aprile. Si trattava di uno schema conveniente sia per l’Anpi che poteva rivendicare la propria primazia sia per il mondo politico e culturale di sinistra che svolgeva un importante gioco di sponda con l’Associazione Nazionale Partigiani Italiani. Tutto ciò ha funzionato fino allo scoppio della guerra in Ucraina che ha fatto esplodere un corto circuito tutto interno alla sinistra ed è emersa una spaccatura tra i sostenitori all’invio delle armi e i contrari, tra i fautori della Nato e i suoi detrattori. Le polemiche dei giorni scorsi sulla linea assunta dal presidente dell’Anpi sono deflagrate oggi con le manifestazioni di piazza per celebrare la Festa della Liberazione, in particolare a Milano.

Tra gli attacchi al Presidente Mattarella, i litigi tra chi è pro e contro la Nato, le discussioni sulle bandiere americane, gli insulti tra i manifestanti, più che una festa di unità nazionale è sembrato di assistere a una lotta fratricida interna alla sinistra. Non proprio uno spettacolo edificante. Gli episodi sono stati molteplici e diffusi al punto da non poter essere derubricati come semplici provocazioni o scaramucce. In particolare colpisce la contestazione alla Brigata ebraica (un episodio in questo caso non nuovo) a cui si sono aggiunti vari cartelli contro la Nato e gli Stati Uniti come quello di Rifondazione Comunista che recita "Basta guerre. Contro Putin e contro la Nato". In un altro cartello è stata raffigurata la morte con la falce avvolta da un mantello con la bandiera americana. Oltre alle bandiere rosse, colpisce in particolare quanto avvenuto a Reggio Emilia. Nella città emiliana un gruppo di “presunti antifascisti” ha aggredito una delegazione di militanti di Italia Viva e +Europa in cui c'era una bambina di otto anni con in mano una bandiera americana. È lecito domandarsi cosa c’è da spartire con chi insulta il Presidente della Repubblica, contesta la brigata ebraica, va in piazza con la falce e martello, impedisce di manifestare e aggredisce chi la pensa diversamente.

Sarebbe ora di dire che non basta dirsi antifascisti per essere democratici.

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