Il Nord Est è in ginocchio Ma il nemico ora è il freddo

Corsa contro il tempo per riparare le case scoperchiate Frana su una strada, isolati alcuni paesi nell'Agordino

Serenella Bettin

Belluno La terra che si spacca, la natura che inghiotte tutto, i boschi abbattuti che sembrano campi di sterminio, i fiumi che vomitano fango, i torrenti in piena, le case distrutte, le strade piene di melma e la disperazione della gente che toglie il fango con le unghie. Il paesaggio del bellunese è completamente devastato, irriconoscibile. Dove prima c'erano le case ci sono ammassi di lamiere e mattoni, dove c'erano le strade ci sono lingue di fango, dove c'erano i boschi ci sono alberi abbattuti morti ammazzati dalla furia della tempesta, dove c'era la terra c'è il vuoto e dove c'era la luce c'è il buio. Soltanto ieri si vedeva qualche luce accesa nelle case. Case che gli uomini del Centro coordinamento e sicurezza di Belluno stanno riparando. «La copertura - ci spiegano dal Soccorso Alpino Veneto - deve durare almeno cinque mesi». Perché adesso comincia il freddo e qui fa veramente freddo. «Se cambia il tempo fa anche mezzo metro di neve». Ieri ha sempre piovuto e una frana di terra mista a fango ha completamente bloccato la strada da Cencenighe ad Agordo. L'asfalto è spaccato e i paesi a nord della frana sono isolati. Ieri pomeriggio sono stati raggiunti alcuni anziani che non riuscivano a muoversi. Gli uomini della protezione civile, del Ccs di Belluno, i vigili del fuoco, i carabinieri forestali stanno lavorando 24 ore al giorno da giorni per raggiungere tutte le famiglie colpite. Soltanto giovedì nel tardo pomeriggio sono riusciti ad arrivare a tutti e portare viveri e mezzi di prima necessità. Come gli abitanti ai piedi della Marmolada, nel comune di Rocca Pietore. Un comune nel cuore delle Dolomiti, un'oasi di pace diventata nel giro di un attimo una prigione. Qui la stagione sciistica dovrebbe iniziare tra un mese ma si temono danni alle piste. La furia della montagna non ha risparmiato nessuno e il territorio colpito è vastissimo. Anche il lago di Garda, per salvare Verona, ha dovuto ingoiare la piena dell'Adige, ed è diventato uno scenario da The Day After Tomorrow, sfigurato da migliaia di metri cubi di fango e detriti. L'acqua è diventata marrone. L'apertura dello scolmatore Adige-Garda ha fatto scaricare nel lago più grande d'Italia 350 metri cubi d'acqua al secondo. Un bilancio pesantissimo anche nel Cadore, Comelico e Val Boite. Interi boschi delle Alpi rasi al suolo, circa 300mila potrebbero essere gli alberi abbattuti ad Asiago. In costante monitoraggio poi la frana del Tessina: due case a Codenzano sono state evacuate. Alcune zone sono irraggiungibili e i navigatori sugli smartphone sono muti: «Le indicazioni non sono disponibili al momento a causa delle condizioni attuali di viabilità».

I generatori di corrente sono stati portati con gli elicotteri dei militari e i mezzi della protezione civile. Ma sul versante verso Belluno è tutto buio. Buio pesto. Oggi se il tempo lo permette si alzeranno in volo anche gli altri elicotteri e ripartiamo alla volta dell'Agordino.

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