Politica

«Il nostro sogno dura da cinquant'anni»

Pubblichiamo alcune delle molte lettere d'amore giunte in redazione. Continuate a scrivere a letteredamore@ilgiornale.it

Tanti anni fa in una meravigliosa giornata di primavera, di quelle che solo Catania ti può regalare, tra le aiuole di un giardino fiorito prossimo a una artistica balaustra in ferro battuto vedevo la città sotto di me e poco lontano il mare. Era il posto più bello del mondo perché avevo vicino a me una bellissima fanciulla alla quale stavo manifestando il mio amore. Il sogno dura da oltre cinquanta anni e oggi non voglio svegliarmi; la fanciulla di allora oggi è qua, ancora bellissima, con qualche anno in più, e merita, a ragione, pubblicamente, una mia ennesima dichiarazione di amore. Prima di finire vorrei che voi tutti vi uniste a noi per elevare il dovuto ringraziamento al Creatore per quanto ci ha dato e invocarlo perché ci aiuti sempre nelle vicende della vita che ancora ci sarà concessa.

Il treno ti porta lontano da me, il cuore si stringe ed un moto di pianto mi assale. Resisto. Un urlo vorrei ed agli altri gridare il mio pazzo dolore, ma i tuoi occhi rivedo e il tuo dolce sorriso, mi parli e mi tendi la mano. Lu sono qui! E tutto si placa. La gioia infinita di amarti ora sento e tu sei con me, ti prendo la mano ed insieme voliamo in alto nel cielo stellato. Il mondo scorre lontano da noi ed un mare di nebbia incantata ricopre i dolori, le ansie, i timori di un tempo che fu. E felici noi siamo, MALU. Ora piango di gioia, amore infinito.

Marina e Luciano

Il mio cuore illuso e poi abbandonato, giocattolo inutile. Altre mani ora toccano i tuoi stretti jeans che modellano i tuoi fianchi. Altre labbra sfiorano il tuo volto da bambina. Altre braccia ormai stringono il tuo corpo. Il tuo cuore conquistatore incurante e inflessibile, vaga senza sosta, lastricando la strada di uomini. La mia mente ti ha ormai archiviato nell'odio e nella rabbia in qualche suo angolo sperduto. Ma il mio cuore no. Egli giace a terra tramortito sulla strada da te percorsa. Instancabile. È convinto che tu tornerai indietro a prenderlo, perché nessuno ti ha mai amato come io sto facendo. Un sentimento così immenso che neppure io stesso ritenevo di provare. Tempo inutile sto sprecando nel vano tentativo di dimenticarti. Giulia ti amo troppo.

Francesco

Se l'Amore è Pianto, Desiderio, Delirio e Attesa; se l'Amore è il colore della Musica come la Musica è il vero volto dell'Amore; ebbene, per noi due, sposi e amanti, non imbastardito dall'affetto né profanato dall'abitudine, l'Amore è rimasto sempre tale: sete, febbre, desiderio, delirio, tormento e pianto, rovente come una lacrima di sole. Soltanto così posso spiegarti perché: in un cielo trinato di perle o azzurro di malinconia mattinale, vedo ancora e solo, accanto a me, la tua immagine felice e solare; perché nelle lunghe e silenziose ore del giorno, ovunque lo sguardo io volga, a casa o lungo le strade che un tempo percorremmo insieme ed ora percorro da solitario viandante, ti sento al mio fianco e colgo sulle tue labbra la soavità del tuo sorriso; perché nel silenzio delle notti ed all'ombra dei miei sogni, ti stringo tra le braccia, sento i tuoi sospiri ardenti e, nel desiderio quasi funesto, piango come un bambino desolato e mesto. Ahimè, Jole mia cara, da un anno sei la mia Solitudine. Mi manchi e la tua mancanza tarpa le ali della mia fantasia perché «l'Infinito non tollera la voce dei solitari ma si lascia vincere dall'accordo di due anime e ne porta gli echi lontano».

Alfonso

Ancora un momento, amore mio, non lasciarmi, non oso alzare gli occhi: la notte è qui, a spegnere ancora una volta ogni illusione... Temo che tra poco dovrò spendere l'ultima moneta e ricorrere al balsamo del segno della croce. Sì, sì, ora finisco! Di Mila ti ho detto? Senza alcuna avvisaglia nostra figlia da crisalide si è fatta farfalla e, come questa, svolazza trepida ed esitante qua e là per fermarsi poi di colpo, di colpo serrare le ali e segregarsi in un incanto inaccessibile che un poco sgomenta e rende inutile ogni tentativo di leggere le linee della sua mano. Gli occhi ha di un raro azzurro: penso che da grande, più che dell'oculista, avrà bisogno di un gemmologo. Ora il pollice mi duole e sul foglio sono rimaste poche, pochissime parolette brevi, che non faccio fatica a ordinare. Eccole. Io ti amo. Domani, verrò a trovarti, mio adorato. Ho già preso i fiori.

Lettera firmata

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