Vaticano

La notte al 10° piano con l'infermiere di fiducia

Bergoglio è assistito dal suo staff: il medico Arcangeli e il braccio destro Strappetti

La notte al 10° piano con l'infermiere di fiducia

Una tac, l'emogasanalisi (un test diagnostico che consente la misurazione di alcuni importanti parametri sanguigni, tra cui i livelli circolanti di ossigeno e anidride carbonica e il pH ematico), e altri esami del sangue, sono gli accertamenti cui è stato immediatamente sottoposto ieri il Santo Padre al suo arrivo al Policlinico gemelli. Poi Papa Francesco ha trascorso la notte all'ultimo piano del Policlinico Gemelli, il decimo, negli appartamenti a lui riservati.

A Roma e in ospedale quelle stanze vengono chiamate «Vaticano 3», come le aveva ribattezzate papa Wojtyla, quasi fossero la terza casa del Papa dopo il Palazzo apostolico e Castel Gandolfo. Il pontefice conosce bene quei corridoi: il 4 luglio del 2021 era stato ricoverato per un intervento programmato al colon, a causa di una stenosi diverticolare. E lì aveva trascorso la prima parte della sua convalescenza post operatoria.

Quelle stanze hanno una lunga storia e sono nel cuore dei romani. Le grandi finestre danno sull'ingresso principale della struttura ospedaliera: da lì Giovanni Paolo II si affacciava - quando le sue condizioni glielo permettevano - per recitare l'Angelus. Nell'appartamento, oltre alla camera da letto con un televisore e a un bagno, ci sono un salottino e una cappella con il crocifisso. Naturalmente c'è anche lo spazio per tutte le strumentazioni mediche necessarie per monitorare lo stato di salute di Bergoglio. A presidiare il piano gli agenti della Polizia di Stato italiana, la Gendarmeria vaticana e la Sicurezza dello stesso Policlinico.

Ieri al Gemelli è scattato il protocollo ufficiale per accogliere e curare Papa Francesco e garantirgli la tranquillità e la sicurezza necessarie. A quanto si apprende, lo staff più vicino al Pontefice - compreso il dispositivo della sicurezza - ha trascorso assieme a lui la notte. Al suo fianco, oltre allo staff medico del Gemelli, c'è Andrea Arcangeli, direttore Sanità ed Igiene del Governatorato del Vaticano, e in passato docente di Anestesiologia e Rianimazione e responsabile della Terapia intensiva post-operatoria. E poi c'è, immancabile, Massimiliano Strappetti, l'infermiere fedelissimo di Bergoglio che già lo ha seguito durante il ricovero di due anni fa. Strappetti ha iniziato a lavorare proprio al Gemelli, nel reparto di Rianimazione, e, quando ha assistito il Papa, si è guadagnato la sua fiducia, tanto da meritarsi la nomina - mai effettuata prima in Vaticano - di suo assistente personale. Una specie di angelo custode le lo aiuta sia per far fronte agli acciacchi quotidiani, come i dolori alla gamba, sia nei momenti più delicati. «Mi ha salvato la vita» si era rivolto a lui Bergoglio per ringraziarlo dell'aiuto ai tempi dell'operazione al colon: era stato proprio Strappetti a convincerlo a entrare in sala operatoria senza rimandare. L'infermiere ora è molto apprezzato in Vaticano: collabora anche con l'elemosiniere del papa, il cardinale Konrad Krajewski, per alleviare le sofferenze dei tanti senzatetto che circolano in zona. In questi giorni Strappetti non si muoverà dall'ospedale. Anche perchè Papa Francesco va monitorato in modo attento, non solo per l'età ma anche per i suoi precedenti clinici, tra cui l'asportazione di parte del polmone che subì, dopo una grave polmonite, nel 1957. A quell'epoca le malattie polmonari come infezioni fungine o polmoniti erano curate chirurgicamente per la scarsità di antibiotici. L'intervento non ha mai lasciato strascichi o creato problemi ma a 86 anni non va sottovalutato nulla, soprattutto quando in ballo c'è una crisi respiratoria.

Nella storia clinica di Papa Bergoglio c'è anche la sciatalgia, che gli provoca dolore e problemi di deambulazione, limitando anche la sua possibilità di inginocchiarsi per pregare. Inoltre, nel corso del 2019, in gran segreto, Francesco si è sottoposto ad un piccolo intervento di cataratta agli occhi. L'operazione chirurgica è avvenuta alla Clinica Pio XI, a Roma. Era stato lo stesso Bergoglio ad annunciare l'operazione l'anno prima, visitando il carcere di Regina Coeli. Parlando con i detenuti aveva infatti detto: «Uno sguardo rinnovato fa del bene perché, per esempio, alla mia età arrivano le cataratte e non si vede bene la realtà. Il prossimo anno mi devo far operare».

Infine l'operazione al colon, nel 2021, eseguita da Sergio Alfieri, con l'assistenza di Luigi Sofo, Antonio Tortorelli e Roberta Menghi.

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