Nuova puntata del caso Fitto ma i colonnelli fanno quadrato

RomaL'attacco di Raffaele Fitto, durissimo, arriva dal suo blog in mattinata. Ormai è chiarissimo l'esito per Fi delle elezioni regionali e lui parla di «drammatico risultato in Calabria e in Emilia Romagna, regione in cui siamo stati addirittura doppiati dalla Lega». Poi chiede di «azzerare tutte le nomine, per dare il via a una fase di vero rinnovamento».

Avevo ragione io, dice in sostanza, sfidando Silvio Berlusconi e i suoi fedelissimi. Dice «basta con una linea politica incomprensibile, ambigua, che oscilla tra l'appiattimento assoluto verso il governo nei giorni pari, e gli insulti al governo nei giorni dispari». Vuole «un'opposizione che sfidi il governo in positivo predisponendo e organizzando una chiara alternativa».

Il clima è da day after. Fitto p unta il dito verso i «clamorosi errori per definire le candidature e le alleanze», verso il «metodo antistorico delle nomine e delle cooptazioni», verso la «mortificazione umana e politica» dei parlamentari da parte dell'ex-Cavaliere, verso la selezione di 25 giovani quando «ne servono, semmai, 250 o 2.500». Per lui, l'Antagonista azzurro che giovedì vuole contare i suoi nella manifestazione a Roma, si sono persi 6 mesi dopo le Europee. Ora, «nessuno si azzardi a minimizzare o a cercare alibi». La soluzione? «Fi, se vuole ancora avere un ruolo nella vita politica italiana e recuperare i milioni di elettori delusi e astenuti, deve letteralmente rifondarsi».

Da Capezzone a Sisto, da Falanga a Laffranco,da Milo ad Altieri dietro di lui c'è un coro. Un fuoco amico contro il leader e il «cerchio magico». «Toti e compagnia - dice Maurizio Bianconi- farebbero bene a dimettersi e a scegliere o di essere parte di un rinnovamento vero e democratico oppure ad avere il coraggio di costruire qualcos'altro altrove».

Lui, Giovanni Toti, braccio destro di Berlusconi, risponde per le rime. «Fitto solleva una riflessione legittima, però è anche lui un dirigente di questo partito, fa parte della direzione e del comitato di presidenza. In quell'organismo ci interrogheremo, ma non mi sembra il momento di puntare il dito contro qualcuno». Rinfaccia all'ex governatore pugliese la sua corresponsabilità, anche per le polemiche e le divisioni interne provocate in questi mesi. Toti assicura che non ha intenzione di minimizzare, ma di lavorare per rimettere insieme la coalizione, cominciando con l'interrogarsi sull'astensione. Anche Alessandro Cattaneo ricorda a Fitto di essersi detto un anno fa «lealista, contrario alle primarie proposte da Alfano e favorevole a dare tutti i poteri a Berlusconi», per poi attaccare «quelle nomine e quei nominati».

«Sarebbe troppo facile ricordare a Cattaneo cosa facesse ognuno di noi alla vigilia delle politiche 2013 e come sia facile passare da formattatore pro-primarie a cooptato filo nomie», gli replica durissimo Altieri.Quel che serve, insiste Elena Centemero, è l'unità intorno alla leadership di Berlusconi. Ma è crisi.

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