Nuova tegola: in Sicilia alle urne con il sindaco di Bagheria sotto inchiesta

Giampiero Timossi

Roma Ora che anche «San Patrizio» è finito nel pozzo delle inchieste giudiziarie, i Cinque Stelle si scoprono garantisti e gridano agli interventi «a orologeria della magistratura». Poi, nel perfetto stile pentastellato, pensano a quella parte «forcaiola» della loro base elettorale e nel giro di una manciata di minuti fanno retromarcia. Ieri uno degli uomini più vicini a Giancarlo Cancelleri, candidato governatore «sospeso» dal tribunale civile di Palermo, viene indagato nell'ambito di un'inchiesta sulla gestione dei rifiuti nel Comune di Bagheria, condotta dalla procura di Termini Imerese.

Nel mirino dei magistrati finisce anche Patrizio Cinque, sindaco di Bagheria, quello che dopo il capoluogo resta il più popolato comune del Palermitano. Cinque è accusato di abuso e omissione di atti d'ufficio, turbativa d'asta e rivelazione di atti d'ufficio. E con la notifica del provvedimento è arrivato anche l'«obbligo di firma», una misura cautelare che vorrebbe impedire l'ipotesi di reiterazione del reato. Nell'inchiesta sarebbero coinvolti altri 21 funzionari e Fabio Anastasio, assessore all'Ambiente della giunta Cinque.

Quindi, insieme all'inchiesta, ecco scoppiare un piccolo giallo, che segue di pochi minuti la notizia e in realtà ha ben poco di misterioso. Ricevuto l'avviso di garanzia, il sindaco non si presenta in consiglio comunale, ma dirama un comunicato durissimo: «È un attacco ad arte, un attacco a orologeria, si mette dentro di tutto per attaccare un sindaco e un'amministrazione Cinque Stelle a meno di due mesi dalle elezioni regionali». Voilà, i grillini, si riscoprono garantisti, anche dopo il caso Di Maio, il candidato-indagato.

Anzi no, contrordine. Sul caso Cinque arriva una retromarcia più imbarazzante del solito. Quale «attacco a orologeria»? La nota di commento fatta dal sindaco indagato è stata «diffusa per errore», fanno sapere dall'entourage grillino di Bagheria. Tradotto: è quel che pensiamo, volevamo dirlo, lo abbiamo fatto, ora però ci correggiamo. Intanto Giancarlo Cancelleri dice all'amico sindaco, «caro Patrizio non ti lasceremo solo», ma nelle prime ore quella del candidato governatore pare una voce isolata.

Così la confusione e le guerre interne regnano sotto il cielo a Cinque Stelle. In pochi, tra i grillini vogliono ricordare quello che nel marzo scorso sbandieravano con orgoglio.

E cioè la deposizione del pentito Pasquale Di Salvo, ex poliziotto poi diventano imprenditore mafioso: «Il sindaco grillino di Bagheria era inavvicinabile, per questa ragione la famiglia mafiosa aveva deciso di non occuparsi più di appalti al Comune». Un altro dubbio nella strana storia di Cinque, santificato da un pentito di mafia e costretto all'obbligo di firma da un giudice per le indagini preliminari.

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