La nuova vita delle stazioni ostelli, musei e biblioteche

Sono 440 le strutture ferroviarie riconvertite in luoghi di svago e cultura. Ma ne restano 1.500

La nuova vita delle stazioni ostelli, musei e biblioteche

Mirandola, provincia di Bologna. Qui, all'indomani del terremoto del 2012, le assemblee di condominio degli stabili ancora inagibili si svolgono all'interno di una stazione ferroviaria. Un edificio storico, datato primi del Novecento, tornato a nuova vita grazie al programma di comodato d'uso avviato da Rfi. La struttura, sulla Bologna-Brennero, oggi non ospita più viaggiatori e pendolari. Ma associazioni rimaste prive di una sede dopo il sisma. E, naturalmente, incontri fra condomini. In Italia sono 440 le vecchie stazioni già riconvertite, grazie al progetto avviato negli anni Novanta. Al loro interno lavorano tutti i giorni 4.962 volontari impegnati in attività ricreative, culturali, sportive e sociali. Ma sono ancora tantissime quelle che aspettano ancora di essere «adottate». Sono in totale circa 1.500 e possono essere prese in gestione gratuitamente.

Il programma prevede che il Comune dove la stazione ha sede inoltri la domanda di comodato d'uso a Rfi, mettendo in evidenza il progetto destinato a essere ospitato al suo interno. Una volta ottenuto l'avallo, l'amministrazione può cedere l'edificio in sub-comodato alle associazioni filantropiche, sportive, sociali o culturali convenzionate. Spetta poi a queste ultime trasformare l'idea in realtà, reperendo risorse e personale. L'obiettivo è restituire decoro a veri e propri pezzi della nostra storia, troppo spesso preda di incuria e vandalismo. La cessione gratuita viene approvata per quattro anni, al termine viene prorogata nel caso in cui i servizi offerti si rivelino davvero efficaci. Finora sono davvero tanti i Comuni italiani che hanno deciso di approfittare di questa opportunità, donando una sede ai volontari che operano sul proprio territorio. É il caso, per esempio, di Redipuglia (Gorizia). Qui un vecchio scalo costruito sulla linea Udine-Trieste è stato trasformato, nel 2014, in un museo multimediale dedicato alla prima Guerra mondiale. Al suo interno è possibile conoscere tutti i segreti delle trincee e del famoso sacrario militare nel quale sono sepolti 100mila soldati italiani. Ogni anno sono circa 60mila i visitatori accolti, fra loro ci sono mediamente anche 800 scolaresche. Poco lontano, a Este (Padova), c'è il vecchio alloggio del capostazione, sulla linea Mantova-Monselice. La struttura è stata completamente ristrutturata e trasformata in alloggio a disposizione di persone con problemi di reinserimento sociale. Ma non finisce qui perché al primo piano è stata allestita una palestra nella quale i bambini del territorio possono praticare arti marziali.

Per gli appassionati di bocce, invece, il punto di riferimento a Gemona (Udine) è la vecchia bocciofila dei ferrovieri sulla linea Udine-Treviso. Da qualche anno la struttura è aperta anche ai pazienti dei centri di salute mentale presenti sul territorio, che hanno così l'opportunità di svagarsi e socializzare in un ambiente protetto. Ma gli esempi sono davvero tantissimi. Non si può per esempio dimenticare l'ostello per la gioventù inaugurato nella stazione di Alba Adriatica (Teramo). Oppure la nuova biblioteca comunale, con il suo patrimonio di oltre mille volumi, ospitata nell'edificio che si trova a Quarona (Vercelli) lungo la linea Novara-Varallo.

Insomma, anche il passato ha la possibilità di tornare attuale. E di sottrarre all'oblio veri e propri pezzi della nostra storia. Adesso è arrivato il turno delle 1.500 stazioni ancora abbandonate. Che aspettano solo di tornare a splendere.

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