Dazi climatici e profitti delle multinazionali per ripagare i debiti messi a bilancio con il piano per la ripresa del Next Generation Eu.
La Commissione Ue ha presentato il piano con le nuove «risorse proprie», cioè le fonti di gettito in grado di finanziare il bilancio dell'Unione e renderlo anche meno vincolata ai contributi nazionali degli Stati. Tre le nuove voci del piano: una è basata sui ricavi derivanti dal sistema Ue per lo scambio di quote di emissioni climalteranti. La seconda è il Cbam (Carbon Border Adjustment Mechanism), un sistema di dazi climatici per compensare il contenuto di emissioni inquinanti di alcuni prodotti importati nell'Unione. Le importazioni saranno soggette al pagamento di un «prezzo» per il carbonio, corrispondente a quello dovuto se fossero state prodotte nella Ue. La terza è una quota dei profitti residui realizzati dalle grandi multinazionali da riallocare agli Stati in base agli accordi Ocse. Un segnale che darà «fiducia ai mercati», dice il commissario al Bilancio Johannes Hahn, perché «abbiamo emesso bond, ma siamo in grado di ripagare i debiti con nuove risorse proprie».
Manca l'ok finale di Consiglio e Europarlamento, ma «gli Stati hanno tutto l'interesse ad approvare queste proposte - continua Hahn - altrimenti dovranno essere loro a ripagare il debito» del Pnrr. In mancanza di un aumento delle risorse proprie del bilancio Ue, infatti, gli Stati dovranno aumentare i loro contributi. Il gettito atteso è di 17 miliardi di euro all'anno per il bilancio 2026-2030. Ma c'è già l'allarme di Fratelli d'Italia. «La proposta presentata potrebbe penalizzare cittadini e imprese europee sui quali rischiano di riversarsi i nuovi oneri. Desta particolare preoccupazione il Cbam. Questa misura che interesserà i produttori di acciaio, cemento e alluminio nei Paesi con norme ambientali più flessibili, rischierebbe di aumentare ancora di più i costi delle materie prime e devierebbe i flussi commerciali», dice il copresidente del gruppo Ecr- FdI Raffaele Fitto.
Oltre ad assicurare il rimborso dei bond per il Next Generation Eu, le nuove risorse proprie dovrebbero finanziare anche il Fondo sociale per il clima, finalizzato ad aiutare le fasce sociali deboli nella transizione energetica. La commissione vorrebbe inserirlo nel bilancio. Ma c'è la contrarietà di Svezia, Finlandia e Danimarca.
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