Il nuovo asse europeo di Putin parte da Atene e punta a Praga

Mosca non fa eccezioni al blocco dell'import greco: «Ma pronti a concedere prestiti». Vuole minare la Ue attirando gli anelli deboli

Il nuovo asse europeo di Putin parte da Atene e punta a Praga

di Livio Caputo

La situazione sul fronte ucraino è in stallo, il presidente Petro Poroshenko propone una devoluzione di poteri alle province russofone ribelli del tutto insoddisfacente per Mosca e le sanzioni economiche imposte da Usa e Ue mordono ogni giorno di più. Ma Vladimir Putin, lungi dal fare marcia indietro, ha ideato una nuova strategia per uscire dall'angolo: blandire i Paesi europei più vicini alla Russia per cultura e tradizione (e, per varie ragioni, ai ferri corti con Bruxelles) per rompere il fronte avversario e puntare a una fine del boicottaggio da parte dell'Unione quando, a luglio, i Ventotto dovranno approvare all'unanimità il suo prolungamento. Nel mirino del Cremlino ci sono, per adesso, Grecia, Cipro ed Ungheria (con una possibile prossima estensione dell'offensiva alla Bulgaria e alla Repubblica Ceca) e la visita che il premier greco Alexis Tsipras a Mosca è il segno più vistoso che le mosse di zar Vladimir cominciano a produrre qualche frutto.

Nessuna richiesta di aiuti finanziari da parte di Atene, ma disponibilità di Mosca a crediti per grossi progetti comuni e a investire nel Paese. Nessuna eccezione per l'embargo alimentare, ma possibilità di joint venture russo-greche nel campo dell'agricoltura. Così il presidente russo ha riassunto il colloquio di due ore e mezzo al Cremlino con il premier greco, stendendogli un lungo tappeto rosso per trasformare la Grecia nel nuovo hub del gas russo per l'Europa sud-orientale, agganciandola al Turkish Stream, il gasdotto russo-turco che sostituirà il South Stream bloccato dalla Ue. Tsipras ha dichiarato che considera le sanzioni imposte alla Russia «una strada senza uscita» e nel suo incontro di ieri con Putin ha precisato, ignorando vari moniti tedeschi, di puntare a «un nuovo inizio dei rapporti tra Atene e Mosca». Tutto sommato Tsipras torna ad Atene con un buon bottino: uno sconto sul prezzo del metano che la Grecia compra da Gazprom e - forse - un sostegno verbale alle sue richieste alla Germania per un risarcimento dei danni di guerra. Ma è bastata la sua presenza a Mosca per mettere in allarme Bruxelles e indurre il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ad ammettere che tenere unito il fronte antirusso sta diventando sempre più difficile.

I russi hanno già fatto intendere che estenderanno la ripresa delle importazioni di prodotti alimentari e agricoli anche a Nicosia e Budapest, ma la loro offensiva del sorriso nei confronti dei due Paesi va più in là. Al presidente cipriota Anastasiades, che ha visitato Mosca nei giorni scorsi, Putin ha concesso il rinnovo di un prestito di 2,5 miliardi di euro a condizioni molto più vantaggiose e un rafforzamento dei già importanti legami finanziari tra i due Paesi, ottenendone in cambio l'apertura del porto di Limassol alla flotta russa. Al premier ungherese Orbàn, messo in mora dall'Unione per le sue tendenze autoritarie, ha offerto una sponda politica e contratti vantaggiosi in campo energetico. I contatti con Praga per adesso sono sotto traccia, ma è significativo che il presidente ceco Zeman (ignorando un monito americano) sarà probabilmente l'unico capo di Stato della Nato ad assistere alla «parata della vittoria» in programma a Mosca il 9 maggio.

Se aggiungiamo che anche altri Paesi Ue - Italia compresa - nutrono dubbi sulla opportunità di prolungare le sanzioni se resisterà l'armistizio di Minsk e che Mosca sta tessendo rapporti con vari partiti europei come il Fronte Nazionale della Le Pen, cui ha concesso un grosso prestito, bisogna riconoscere che Putin si sta muovendo con la solita abile spregiudicatezza.

Al momento opportuno, quando si sarà ben ben lavorati gli anelli deboli della catena europea, potrà giocarsi anche l'altro asso che ha nella manica, una più fattiva collaborazione nella lotta contro il terrorismo jihadista. Che esca sconfitto dalla crisi ucraina, perciò, appare sempre più improbabile.

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