Gian Maria De Francesco
Roma Il potenziale indotto economico di una estesa e capillare campagna di rigenerazione urbana sul territorio italiano è stimabile in circa 328 miliardi di euro. In particolare, si tratterebbe di 310,5 miliardi di valore delle opere da realizzare e di 17,5 miliardi di oneri concessori da corrispondere alla pubblica amministrazione. Il dato, che rappresenta poco meno del 17% del Pil, è contenuto nel «Primo rapporto sulla rigenerazione urbana in Italia», realizzato dal Centro studi Sogeea e presentato nel corso di un convegno organizzato in Senato. Per determinare i valori economici dello studio si sono utilizzati come parametri il contenimento del consumo di suolo e l'intervento sul patrimonio edilizio esistente in regime di trasformazione (compresa demolizione e costruzione con premialità di cubatura secondo le prescrizioni di legge), recupero e riqualificazione di aree dismesse, di edifici abbandonati o inutilizzati, efficace riutilizzo dei vuoti urbani. Il dettaglio relativo ai capoluoghi di provincia è rilevante: Roma necessita del maggior volume di investimenti (15,6 miliardi di euro), seguita da Milano (7,3 miliardi), Napoli (5,3 miliardi), Torino (4,8 miliardi), Palermo (3,7 miliardi), Genova (3,2 miliardi), Bologna e Firenze (2,1 miliardi ciascuna).
«Pochi territori come quello italiano sono stati sfruttati, manomessi e sfregiati in nome di una cementificazione sregolata e di una speculazione senza freni che ci presentano quotidianamente un conto salatissimo», ha spiegato Sandro Simoncini, direttore del Centro studi, evidenziando come «il tema della rigenerazione urbana viva una straordinaria fase di interesse: ciò suscita giustamente un moto di soddisfazione, soprattutto tra coloro che da tempo ne invocano imprescindibilità e applicazione». Federica Galloni, direttore generale Arte e architettura contemporanea del ministero dei Beni culturali, ha ricordato come il dicastero di Via del Collegio Romano abbia realizzato l'Atlante delle periferie funzionali metropolitane «proprio per orientare le politiche amministrative e creare un riequilibrio delle nostre città». A questo proposito il ministero ha premiato Iaqos, un avatar che stabilendo relazioni empatiche con gli abitanti di un quartiere raccogliendo Big Data in base ai quali riprogettare l'ecosistema urbano. «È fondamentale non solo il recupero fisico delle aree o degli immobili da riqualificare, ma anche il coinvolgimento dei cittadini identificando i loro bisogni già nella fase di progettazione degli interventi», ha aggiunto Galloni.
L'archistar Massimiliano Fuksas, infine, ha stigmatizzato il ritardo delle amministrazioni pubbliche.
Mentre i masterplan di riqualificazione urbana dello Studio Fuksas sono operativi a Seul, a Bari il progetto di riqualificazione dell'asse ferroviario è rimasto lettera morta. «Si è trasformato in un giardinetto da un milione di euro che non riescono nemmeno ad appaltare», ha concluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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