C hissà quanto avrà fatto piacere a Matteo Renzi il sostegno arrivato ieri dai 108 imprenditori, banchieri, manager, professionisti che hanno comprato una pagina sul Corriere della Sera . Un investimento da 27mila euro (250 a testa) per pubblicare un appello dal titolo perentorio e bello grosso («corpo» 80-90): «Noi sosteniamo Matteo Renzi». Da uno sguardo veloce ai cognomi si capisce subito che la cosa è di livello. Alta borghesia e aristocrazia milanese con appendici a Torino, Genova, Firenze. Da Pecori Giraldi a Caccia Dominioni; da Guicciardini a Zambeletti. Poteri forti? Salotti buoni? Di certo non pare esattamente classe operaia. Ma abbiamo cercato di saperne di più.
L'idea è nata negli ultimi 10 giorni, dopo che da più parti sono arrivati attacchi a Renzi. Le critiche del segretario generale della Cei, quelle al cianuro di Diego Della Valle e l'editoriale del direttore del Corriere , Ferruccio De Bortoli. Anzi, quest'ultimo è stato il detonatore dell'iniziativa coordinata da uno dei firmatari, ex Arthur Andersen e Olivetti, il consulente aziendale Marco Ghetti. Con qualche amico sono state scritte una sessantina di e-mail, che i destinatari hanno a loro volta inoltrato ad altri, fino al raggiungimento delle 100 adesioni. Nell'appello finito poi sul Corriere si legge di Renzi e del suo «governo creato con la decisione e il cipiglio di una volontà giovanile» che però trova «ostacoli, critiche e anche attriti»; per cui «non è accettabile che si lasci il suo sforzo privo dell'appoggio dei cittadini che si identificano con la sua volontà di non mollare»; e per questo «noi semplici italiani intendiamo rompere il muro di silenzio che ha avvolto il presidente del Consiglio dopo i duri attacchi di questi giorni» e andare avanti con lui.
Il segnale doveva essere amplificato proprio dalla scelta del Corriere , quotidiano di riferimento di questa classe dirigente, finito però nelle mani diventate nervose di un De Bortoli irriconoscibile, forse anche perché «a tempo» (lascerà in aprile). Il che, a ben vedere, conferma il corto circuito di via Soferino: mentre Renzi attacca salotti e poteri forti, da un lato il Corriere attacca Renzi, dall'altro la sua élite difende il premier a spada tratta.
Nella carica dei 108, molti i nomi conosciuti. Alberto Milla, un monumento di Piazza Affari (tra i fondatori di Euromobiliare con Carlo De Benedetti) in pista da più di sessantanni; Clarice Pecori Giraldi, direttore delle vendite private della casa d'aste londinese Christie's; Claudio Biscaretti di Ruffia, professore alla Bicocca e discendente dei cofondatori della Fiat e del museo dell'Automobile di Torino; Bruno Gattai, avvocato ed ex giornalista figlio di Arrigo, storico dirigente del Coni; qualche banchiere di Intesa come Federico Schlesinger o Guido Costa; Gerolamo Caccia Dominioni, consulente aziendale già ad della Benetton; Anna du Chene, vicepresidente di Publitransport; non manca nemmeno un pezzo di storia del Corriere stesso, con Luca Paravicini, figlio di Giulia Maria Crespi (ma che siede anche nel cda dell'Espresso) e sua moglie Vannozza Guicciardini (che sta nel Fai, il Fondo per l'ambiente italiano fondato dalla suocera).
Questi i sostenitori di Renzi venuti ieri allo scoperto. Gauche caviar ? Forse. Qualcuno dice di essere un liberale alla ricerca di un centro destra moderato che però non esiste. A molti, per esempio, piace Italia Unica di Passera, che qualcun'altro dei firmatari ha incontrato a Milano in riunioni ristrette. Ma teme la debolezza elettorale di un tale progetto e allora preferisce Renzi.
E giura che non è come il '76, con Montanelli che invitava a votare la Dc turandosi il naso. Il premier piace per anagrafe, coraggio, distanza da interessi corporativi e capacità di non farsi condizionare. Che poi sia o non sia di sinistra importa né punto né poco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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