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Con Obama attacco congiunto all'austerità Ue

RomaSe la reticenza è il metro diplomatico con cui si misurano le azioni politiche, è assai probabile che sulla Libia Renzi ed Obama hanno definito una road map che non esclude l'intervento militare.

«È una zona a rischio terrorismo - sottolinea il presidente Usa - Lì i problemi non si risolvono solo con i droni». Renzi aggiunge: «le soluzioni tecniche vengono valutate quotidianamente». E per una - forse - involontaria assonanza tematica (le soluzioni “tecniche” per il premier sono quelle militari), sottolinea subito dopo: «le truppe italiane rimarranno in Afghanistan più del previsto».

Sull'argomento, poi, Obama ricorre ad una terminologia tecnica, tipica di chi ha l'argomento nell'orecchio. «La Libia è una nostra preoccupazione. Con l'Italia è in atto una cooperazione rafforzata. È necessario stabilizzare politicamente quel Paese». Formule lessicali, proprie più dell'establishment militare che di quello diplomatico.

Se per commentare la posizione sulle azioni da intraprendere in Libia i due presidenti sono reticenti e controllati nel linguaggio, per criticare il rigore europeo Obama e Renzi (approdato alla Casa Bianca dopo 14 mesi) abbondano e tracimano.

Inizia Matteo: «Negli ultimi otto anni, in Europa è aumentata la disoccupazione e diminuito il Pil. Nello stesso periodo, negli Stati Uniti è diminuita la disoccupazione e cresciuto il Pil. Qualcosa non funziona. Per questo, il modello di sviluppo americano è il nostro modello». Risponde Barak: «Per ridurre il deficit la cura migliore non è il taglio della spesa, ma l'aumento della crescita». Obama, poi, si lascia andare ad una considerazione: «L'Italia è sulla strada giusta per le riforme strutturali. Ma la sensibilità alle riforme strutturali è legata alla percezione che la gente ha delle stesse. E senza crescita interna, questa percezione non c'è».

Come a dire, senza Pil anche le riforme strutturali più importanti diventano trasparenti per l'opinione pubblica. «Per questo - sottolinea Obama - gli Usa hanno creato domanda aggiuntiva, attraverso interventi a sostegno degli investimenti e della domanda interna». Ma ricorda: «Gli Stati uniti non sono, e non possono più essere, il motore del mondo».

Matteo Renzi fa finta di non sentire la battuta sull'efficacia delle riforme strutturali in rapporto al Pil. Ha altri rapporti da onorare: quelli di Maastricht. Per questo ricorda, però, che «l'Italia rispetta tutte le regole europee, anche quelle che non condivide». La Commissione europea, però, non condivide l'assunto del premier: con il Def l'Italia viola gli impegni su deficit ed avanzo primario.

La politica interna entra di straforo nella conferenza stampa. Il nostro premier si lascia andare ad una battuta: «anche se ogni volta c'è qualcuno che vuole ripartire da zero, indietro non si torna».

E promette entro sei mesi la riforma della giustizia.

Da ultimo, un siparietto sull'Expo. Renzi rivela di aver portato alcune bottiglie di vino in regalo al presidente Usa. Obama dice che le apprezzerà. Così come degusterà cibo e vino italiano quando verrà all'Expo.

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