Politica

Obama, guerra all'Fbi che ora punge pure Bill

Il presidente difende il suo predecessore Clinton preso di mira per la grazia a un finanziatore

New York Non c'è pace per Hillary Clinton: il braccio di ferro tra la candidata democratica e l'Fbi sembra non avere fine, e a soli cinque giorni dal voto per il rinnovo della Casa Bianca il Bureau fa una nuova spiacevole sorpresa all'ex first lady. Questa volta a finire al centro dell'attenzione è l'ex presidente Bill: l'agenzia federale ha infatti pubblicato 129 pagine di documenti riguardanti una vecchia indagine, da tempo archiviata, sulla grazia concessa nel 2001 dall'allora Commander in Chief a un finanziere amico, scappato in Svizzera per sfuggire alle accuse di evasione fiscale.

Una decisione che ha scatenato le ire della campagna di Hillary, ed è tornata ad alimentare le polemiche sul tempismo con cui l'Fbi ha deciso di muoversi, dopo che giorni fa il numero uno James Comey ha annunciato la riapertura dell'inchiesta sul emailgate. Il Bureau ha spiegato di averlo dovuto fare per rispondere ad una inchiesta nell'ambito del Freedom of Information Act, ma in molti si domandano come mai abbia dovuto anche scrivere un messaggio Twitter per avvisare del rilascio delle informazioni. L'indagine, molto approfondita, riguardava il perdono presidenziale da parte di Bill nei confronti del finanziere Marc Rich, morto nel 2013, che fu incriminato nel 1983 e fuggì in Svizzera per non essere processato. Clinton gli concesse la grazia al termine del suo ultimo mandato, nel 2001, ma la decisione fu messa in discussione poiché l'ex moglie di Rich, Denise, era una ricca democratica che aveva donato 450 mila dollari a favore della Clinton presidential library, e 100 mila dollari per la campagna di Hillary al Senato. L'inchiesta in ogni caso si concluse con un nulla di fatto quattro anni dopo, nel 2005.

La nuova mossa dell'Fbi ha mandato su tutte le furie la campagna della candidata democratica: «Non essendoci una scadenza per la pubblicazione di queste informazioni, la vicenda è strana, singolare. Il Bureau posterà anche qualcosa su Donald Trump?». Accuse a cui l'agenzia ha immediatamente ribattuto, difendendo la sua decisione. «Per procedura standard - ha spiegato - i materiali richiesti tre o quattro volte diventano disponibili per la diffusione e sono postati automaticamente ed elettronicamente nella sala di lettura pubblica dell'Fbi, nel rispetto della legge e delle procedure stabilite». E sugli ultimi sviluppi della faccenda delle email, intanto, ha rotto il silenzio anche il presidente Barack Obama, affermando che la Clinton «ha commesso un errore ingenuo» nell'usare un server privato per la posta elettronica, «errore che è stato però ingigantito in maniera esagerata». Il Commander in Chief uscente ha poi parlato del suo «sforzo deliberato», come presidente, «di non interferire in quello che deve essere un processo indipendente», aggiungendo tuttavia: «Penso che ci sia una regola secondo cui quando ci sono indagini non dobbiamo agire sulla base di insinuazioni, di informazioni incomplete e di fughe di notizie. Dobbiamo agire sulla base delle decisioni che vengono prese».

Sembra però sempre più plausibile che la nuova indagine possa aver davvero danneggiato la corsa della Clinton. A confermarlo sono i numeri dell'ultimo sondaggio realizzato da Abc e Washington Post. La proiezione mostra un aggiustamento rispetto al rilevamento diffuso lunedì, dando l'ex first lady e il rivale repubblicano Donald Trump in perfetta parità al 46%. Il tycoon, tuttavia, è considerato più onesto e credibile dell'ex segretario di Stato, con il 46% rispetto al 38%.

VRob

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