Occupazione di nuovo al palo L'effetto Renzi si è già volatilizzato

Roma Il governo inciampa di nuovo su dati poco rassicuranti. Ieri è stata la volta di crescita e occupazione. Sul Pil l'Istat ha registrato nel terzo trimestre del 2015 un aumento dello 0,2% rispetto al periodo aprile-giugno e una crescita dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Percentuali inferiori alle aspettative, che rendono complicato raggiungere l'obiettivo di una crescita allo 0,9 per cento nel 2015. Timori confermati dal premier Matteo Renzi che ieri ha prima ammesso che «forse chiudiamo a +0,8%», poi ha confermato la linea del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, allo 0,9%.Ottimismo d'obbligo, per non dare alla Commissione europea un'occasione per intervenire pesantemente nella politica economica italiana prima della fine dell'anno. Per centrare l'obiettivo al governo servirebbe un quarto trimestre con il turbo e consumi natalizi da record. L'altro dato controverso riguarda il lavoro. Ieri l'Istat ha certificato che il tasso di disoccupazione di ottobre è stato invariato all'11,5%, dopo il calo dei tre mesi precedenti e un calo dell'1,4% rispetto allo stesso mese del 2014. Ma è confermato il rallentamento dopo il boom dovuto alla decontribuzione e al Jobs Act. In ottobre per il secondo mese di fila è calato il numero degli occupati. Dopo la crescita registrata tra giugno e agosto (+0,5%) ci sono stati due cali consecutivi dello 0,2%, «determinato dagli indipendenti», spiega l'Istat. Cioè dai lavoratori autonomi. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha provato a dare un'interpretazione positiva di questo dato, sostenendo che sono scomparse delle false partite Iva. Ma è più facile che si tratti della crisi che stanno attraversando i professionisti italiani, soprattutto i più giovani, alle prese con giri di affari sempre meno generosi a fronte di tasse e contributi che non diminuiscono. Il dato dell'occupazione è più importante della disoccupazione, che registra solo chi non ha un lavoro ed è registrato nelle liste di disoccupazione. Non ci sono gli «inattivi» che infatti sono aumentati dello 0,2% (+32 mila persone).È anche cresciuto il numero di giovani che cercano lavoro ma non lo trovano. La disoccupazione dei 15-24enni viaggia sul 39,8%. Al contrario cresce la quota di ultracinquantenni al lavoro. Il tasso di occupazione nell'ultimo triennio è aumentato del 13,9%.

L'avanzata degli ultracinquantenni è dovuta all'invecchiamento della popolazione e all'inasprimento dei requisiti per il pensionamento. Dati che danno un argomento a chi chiede di intervenire sulla legge Fornero, rendendo più flessibili i requisiti della pensione. AnS

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