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Occupazione a picco: Italia in coda all'Europa Nove milioni in povertà

Lavora appena il 60%: solo la Grecia fa peggio In un anno ci sono 105mila indigenti in più

Occupazione a picco: Italia in coda all'Europa Nove milioni in povertà

Più disoccupazione e più povertà. L'Italia della «ripresina» è un Paese che ha ancora addosso tutte le cicatrici della grande crisi e che un peggioramento del quadro macroeconomico potrebbe mettere definitivamente in ginocchio.

Il dato di partenza non può essere che il tasso di occupazione: nel 2015 in Italia solo il 60,5% delle persone tra i 20 e 64 anni lavora con una differenza di 20 punti percentuali rispetto al primo classificato dell'Ue, la Svezia con l'80,5 per cento, e circa 10 punti al di sotto della media comunitaria (70%). La tragedia è rappresentata dal fatto che in Europa solo la Grecia ha un mercato del lavoro ancor più bloccato di quello italiano con il 54,9% di occupati tra i 20 e i 64 anni, rivelano i dati Istat rielaborati dall'Adnkronos.

Un'ulteriore aggravante è il basso coinvolgimento delle donne: in Italia lavora una su due (50,6%) nella fascia d'età considerata, oltre 27 i punti di distacco dalla leadership svedese (78,3%). Anche in questo caso peggio fa solo la Grecia con il 46% delle donne tra 20 e 64 anni occupate, mentre rispetto al tasso medio dell'Ue (64,2%) la differenza è considerevole (13,6 punti percentuali). Il tasso di occupazione maschile (70,6%) pone invece l'Italia al quintultimo posto in Ue, ben dietro Repubblica Ceca (83%), Svezia e Gran Bretagna (entrambe con l'82,5%) e al di sotto della media Ue (75,8%).

Non sorprende, pertanto, la segnalazione del Centro studi Unimpresa secondo cui sono oltre 9,3 milioni gli italiani a rischio povertà, un dato che tra 2015 e 2016 è aumentato di 105mila unità. Agli oltre tre milioni di disoccupati, spiega Unimpresa, vanno infatti sommate ampie fasce di lavoratori in condizioni economicamente di disagio: i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (803mila persone) sia quelli a orario pieno (1,71 milioni). Vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (803mila), i collaboratori (284mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,67 milioni).

In salita il dato degli occupati in difficoltà: erano 6,24 milioni a dicembre 2015 e sono risultati 6,27 milioni a giugno scorso. In totale, calcola il Centro studi di Unimpresa, 28mila soggetti in più (+0,45%). Una crescita dell'area di difficoltà che «rappresenta un'ulteriore spia della grave situazione in cui versa l'economia italiana. Non a caso ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha annunciato che in base alle previsioni della legge di Bilancio 2017 raddoppieranno a 400mila le famiglie che potranno godere del Sia, il sostegno al reddito da 400 euro mensili per i nuclei famigliari in difficoltà.

Come ha evidenziato il centro studi americano Pew Research Center, la classe media italiana e la fascia a basso reddito, nel periodo 1991-2010, sono state le più colpite in Occidente dalla crisi con un taglio rispettivamente del 20 e del 23% del proprio reddito. Un dato di gran lunga superiore a quello della Spagna (-5%).

Il reddito medio della classe media è infatti crollato dai circa 41mila euro del 1991 a meno di 33mila nel 2010.

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