Coronavirus

Da oggi si sceglie il presidente. Montecitorio bunker anti Covid

Nel pomeriggio alla Camera la seduta congiunta con la novità del "drive in" per i grandi elettori positivi

Da oggi si sceglie il presidente. Montecitorio bunker anti Covid

La grande attesa e la lunga vigilia sono ormai finite. Resiste l'incertezza, ma ora il romanzo Quirinale e la ricerca del tredicesimo presidente della Repubblica possono davvero iniziare.

Oggi nel primo pomeriggio il rito delle votazioni avrà inizio nell'aula di Montecitorio. Si tratterà sostanzialmente di una prima presa di contatto con il terreno di gioco. Verrà avviata la macchina in attesa di fare sul serio, ma la fumata non potrà che essere grigia visto che le schede bianche saranno la scelta prevalente. Un'elezione sofferta, causa pandemia, quella che si apre oggi. Per la quale si era addirittura temuto un rinvio, scongiurato con le strette regole anti-Covid adottate, che allungheranno i tempi - ci sarà contrariamente al passato una sola votazione al giorno - e modificheranno i riti: via i catafalchi, mascherina Ffp2 obbligatoria, chiama con orari rigidi 50 per volta. E poi il drive in nel parcheggio, per permettere il voto ai grandi elettori positivi. Insomma, Monteccitorio diventerà un bunker anti-Covid. Nei primi tre scrutini per essere eletti occorre il quorum dei due terzi dei componenti dell'Assemblea: quindi 673 voti. Dal quarto scrutinio basta la maggioranza assoluta di 505 voti. Il plenum è rappresentato da 1.009 grandi elettori: 321 senatori (compresi i sei senatori a vita), 630 deputati e 58 delegati regionali, tre per ogni Regione, a eccezione della Valle d'Aosta che ne ha uno. Nessuno - né il centrodestra né, tantomeno, il centrosinistra - ha la forza di eleggere il capo dello Stato senza una convergenza più ampia.

Definire i numeri degli schieramenti in campo è esercizio scivoloso. Nel centrodestra la Lega ha 64 senatori, 133 deputati e 15 delegati regionali per un totale di 212 delegati. Forza Italia-Udc 50 senatori, 79 deputati, 11 delegati regionali per un totale di 140 delegati. Per Fratelli d'Italia sono 21 i senatori, 37 deputati e 5 delegati regionali per un totale di 63. Coraggio Italia-Idea Cambiamo può contare su 9 senatori, 22 deputati, 1 delegato regionale per un totale di 32. Noi con l'Italia ha 5 deputati. Il totale è dunque di 451 a cui potrebbe aggiungersi il presidente del Senato, Elisabetta Casellati che non dovrebbe votare. Nel centrosinistra M5s è il gruppo più forte con 74 senatori, 158 deputati, 4 delegati regionali per un totale di 236. Il Pd ha 39 senatori, 95 deputati e 20 delegati regionali per un totale di 154. Leu ha 6 senatori, 12 deputati per un totale di 18 delegati. Escludendo Roberto Fico il totale del centrosinistra è di 407 voti. Italia viva, invece, ha 15 senatori e 29 deputati.

Sarà la prima elezione in cui si potrà votare con la modalità «drive-in» così da dare modo ai grandi elettori positivi - che dovranno indicare una casa a Roma o un Covid Hotel dove tornare dopo ogni scrutinio - di esprimere la loro preferenza. Se saranno tanti i novellini al primo voto quirinalizio, nella classifica dei grandi veterani spicca il nome di Giorgio Napolitano che ha partecipato a 8 sedute per l'elezione del capo dello Stato. Dopo Napolitano c'è Pier Ferdinando Casini con 6. Nella classifica dei veterani con 5 presenze seguono Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, Roberto Calderoli ed Elio Vito. Il record di presenze è di Giulio Andreotti che ha partecipato a 12 votazioni.

Sul significato di questo voto si è molto ragionato. Affermare che si tratterà di una elezione determinante per gli equilibri politici è scontato. Questa volta però, di fronte a una situazione politica così in movimento, un governo di grande coalizione e la necessità di gestire i fondi del Recovery la scelta contribuirà davvero a ridefinire il perimetro d'azione del capo dello Stato.

Il nuovo presidente, inoltre, dovrà fare i conti con un nuovo Parlamento dimezzato nei numeri e chissà se anche nella capacità di interloquire ed eventualmente contrapporsi al potere del governo, con partiti-caserma incapaci di far sentire la propria voce che proprio nel massimo inquilino del Colle dovranno avere una figura di tutela e di riferimento.

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