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Padoan: "Oh Madonna santa, c...". Renzi fa bestemmiare l'uomo dei conti

All'ennesima domanda sulla proposta dell'ex premier il ministro impreca. Segno di un rapporto sfasciato

Padoan: "Oh Madonna santa, c...". Renzi fa bestemmiare l'uomo dei conti

Il nome Renzi non ha mai suscitato in Pier Carlo Padoan pensieri positivi. Se poi quel nome viene ripetuto per ben quattro volte, nel corso di una conferenza stampa, anche il cattedratico ministro dell'Economia perde il tradizionale stile istituzionale, tralasciando per un istante numeri e cifre, e si lascia scappare un imbarazzante: Oh madonna santa, c...o. Il siparietto è andato in scena ieri, al termine dell'Ecofin, nella sala dell'Italia del palazzo del Consiglio. L'incontro tra Padoan e la stampa è durato appena 14 minuti ma per ben quattro volte il ministro dell'Economia ha dovuto affrontare l'argomento più spinoso dalla giornata: la proposta di Matteo Renzi, contenuta nel suo libro Avanti, di congelare per cinque anni il deficit al 2,9% per finanziare la crescita.

L'irritazione di Padoan sul tema era palpabile già dopo la prima domanda. Il ministro dell'Economia non si è però sottratto, sottolineando che «il concetto di debito si abbatte con la crescita economica e che la cosa importante è utilizzare gli spazi di manovra per mettere in pratica le politiche che meglio si prestano a promuovere la crescita». Alla quarta domanda sul congelamento del deficit, il ministro senza perdere il buon umore è sbottato: «Oh madonna santa». Ma anche in questo caso ha risposto, evidenziando che «si tratta di un tema che verrà nella prossima legislatura. Questo non mi riguarda. Lei mi sta chiedendo un commento su un giudizio espresso esteriormente al governo. Questo esecutivo produrrà una legge di bilancio in coerenza con quello che è stato fatto, per la semplice ragione che, a mio avviso, quello che è stato fatto va nella direzione giusta, in termini di più crescita e meno debito».

Per Padoan, il discorso, almeno in questa fase, sull'ipotesi di tenere per cinque anni il debito al 2,9 non sussiste. Nello stesso giorno, il segretario del Pd ha rilanciato la proposta: «È un film già visto. Tre anni fa quando abbiamo fatto la battaglia per la flessibilità l'Europa all'inizio diceva non esiste, non c'è alcuna possibilità. E invece nel giro di sei mesi, combattendo una battaglia durissima, la flessibilità ce la siamo presa. Sono arrivati gli 80 euro e le altre misure. L'Italia ha fatto una battaglia e ha preso 20 miliardi di euro ed è stato un successo politico. Ora sta accadendo la stessa cosa». Renzi ha poi anche cercato di spegnere la polemica con Padoan: «Con Padoan non solo è tutto a posto, ma io stesso nel libro scrivo che questa idea del ritorno a Maastricht può avere un senso per la prossima legislatura. Ha totalmente ragione».

Ma il solo film già visto è lo scontro Renzi-Padoan. Le occasioni di frizione tra segretario Pd e ministro dell'Economia si ripetono da mesi. L'ultima rottura nel mese di aprile: Padoan si era detto favorevole all'innalzamento dell'Iva per abbassare le tasse sul lavoro ma Renzi aveva subito bloccato la manovra, definendola «assurda». A febbraio, davanti all'ipotesi di una procedura di infrazione dell'Ue nei confronti dell'Italia, un nutrito gruppo di parlamentari (tutti di fede renziana) aveva presentato una mozione contro l'aumento delle accise su benzina e sigarette, ipotesi in quel momento al vaglio del ministero dell'Economia: una mossa che produsse l'intervento di Gentiloni per sancire la tregua.

E c'è da scommettere anche in quest'ultima circostanza sarà il premier a far da paciere tra Renzi e Padoan.

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