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Il mistero di Omicron "sparita" dai verbali Cts: "Sono solo sintesi..."

Nei verbali delle riunioni del Cts non c'è traccia di Omicron fino al 17 dicembre, variante arrivata in Italia tre settimane prima. Il Cts: "Sono resoconti sintetici". A che servono, allora?

Il mistero di Omicron "sparita" dai verbali Cts: "Sono solo sintesi..."

Esplode la polemica sul Comitato tecnico scientifico. Le domande si facevano strada da qualche giorno sui social, ora esplodono pure sui giornali. Possibile che il Cts abbia iniziato a discutere della nuova variante Omicron solo il 17 dicembre? Possibile i nostri esperti lo abbiano ignorato sin dal 24 novembre quando il Sudafrica ne comunicò il sequenziamento all’Oms?

La nuova variante sembra ormai far meno paura, con i contagi in calo e le prospettate riaperture all’orizzonte. Intanto però ci ha rovinato il Natale e costretto a Dad, tamponi a raffica e quarantene. Un’ondata che forse non ci si aspettava. E che il tempo ci dirà se abbiamo affrontato nel modo giusto. Gli occhi, è chiaro, sono tutti puntati sul Cts. Leggendo i verbali delle riunioni degli esperti scelti dal governo per fronteggiare l’emergenza, infatti, si scopre qualcosa di curioso. Il primo documento in cui appare la parola “Omicron” è quello del 17 dicembre. Cioè tre settimane dopo l’alert all’Oms da parte del Sudafrica, ventuno giorni dopo l’allarme di Ursula von der Leyen (“Bisogna intervenire subito”), e soprattutto diverso tempo dopo che il governo aveva già bloccato i voli dall’Africa e i nostri ricercatori avevano sequenziato il genoma. Possibile che mentre i virologi si dicevano certi che in poco tempo avrebbe soppiantato Delta, il Cts non ne discutesse? Della parola “Omicron” non v’è traccia nel verbale della riunione del 29 novembre. Ma nemmeno in quello del 3 dicembre, giorno in cui Giovanni Rezza spiegava che “si parla tanto di variante Omicron, ma per ora, a parte un piccolo focolaio, non sta circolando in Italia”. E tutto tace fino al 17 dicembre quando il Cts si riunisce esprime preoccupazione "per la rapida propagazione della variante Omicron”, che “si dimostra caratterizzata dalla capacità di eludere la risposta immunologica”. Se ne sono accorti tardi?

Su Twitter Cinzia Caporale, componente del Cts, ha risposto a muso duro a chi avanzava l’ipotesi che il comitato avesse dormito su Omicron. “È del tutto falso - scrive - abbiamo cominciato a discutere della variante B1.1.529 (isolata l’11 novembre 2021) da ben prima che l’Oms decidesse di identificarla come VOC (26 novembre e di denominarla Omicron). Nei verbali non c’è traccia nemmeno di “B1.1.529”, a dire il vero. Ma per Caporle un motivo c’è: “Sono resoconti sintetici che non danno conto analiticamente della discussione scientifica, registrata, e della documentazione di seduta. Già in verbali precedendi si indicava la necessità di prevenire l’aumento della circolazione del virus ‘sostenuta da varianti emergenti’”. Va detto che l’Iss il 27 novembre “nell’ambito dell’attività di sequenziamento” aveva emesso un comunicato per informare che era stata identificata una sequenza “riconducibile a quella nota come variant of concern (VOC) e definita ieri da Oms come Omicron”. E visto che l’Iss partecipa al Comitato tecnico scientifico con il suo presidente Brusaferro, sarebbe strano immaginare che non ne abbiano parlato per niente.

La questione dunque si sposta sui verbali delle riunioni del Cts, da oltre un anno cavallo di battaglia di chi pretende trasparenza nelle decisioni sulla pandemia. All’inizio, come noto, il governo non dava conto al pubblico di quanto discusso nel consesso scientifico. Poi il ricorso della Fondazione Enaudi e le successive pressioni politiche convinsero a fine 2020 l’allora governo Conte a caricare tutto su un sito internet dedicato. Unica, non indifferente, pecca: i resoconti arrivano online 45 giorni dopo la data della riunione, quando cioè gran parte delle indicazioni formulate nel consesso sono spesso già superate. Questa decisione era già stata contestata, ma ora si aggiunge un nuovo particolare.

Se è vero quanto affermato dalla Caporale, infatti, i verbali sarebbero “resoconti sintetici” senza dettagli sulla discussione scientifica né sui documenti analizzati durante la seduta. A che servono, allora? Già arrivano al grande pubblico con un mese e mezzo di ritardo: non sarebbe il caso di pubblicare qualcosa di più di una semplice “sintesi”?

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