Ong scatenate, altri 406 in arrivo con Sea watch 3

Gli sbarchi non si fermano. Oggi a Palermo l'udienza del processo Open arms contro Salvini

Ong scatenate, altri 406 in arrivo con Sea watch 3

Continuano gli sbarchi sulle coste del Sud Italia. Non bastavano i tanti barchini approdati nei giorni scorsi con 70 migranti portati da una motovedetta della Guardia costiera a Roccella Jonica e un'altra sessantina a Bagnara Calabra, ora a riempirci il Paese di extracomunitari tornano anche le Ong. Con in testa la Sea Watch 3, tristemente nota per il tentato speronamento di un mezzo navale delle Fiamme Gialle quando capitano della stessa era la tedesca Carola Rackete.

Al natante, con a bordo 406 persone recuperate in varie operazioni nel Mediterraneo, per lo più di fronte alle coste libiche, è stato assegnato un porto di sbarco, quello di Pozzallo, nel Ragusano. Con i decreti Salvini, poi smantellati all'epoca del governo Conte 2, le navi Ong non avevano più campo libero. Oggi, con l'amministrazione Lamorgese al Viminale, è loro tutto concesso. Sulla Sea Watch 3 vi sono al momento 90 donne e 152 presunti minori, di cui 109 non accompagnati e anche migranti con disabilità. Cinque donne, tra le quali una in gravidanza che ha poi partorito a Trapani, sono già state trasportate a terra.

Ma le operazioni di sbarco potrebbero diventare difficili già dalle prossime ore. Secondo le previsioni meteo, infatti, la Sicilia sarà investita nelle prossime ore da un vero e proprio ciclone in arrivo che potrebbe portare anche nubifragi.

Intanto, oggi il leader della Lega Matteo Salvini sarà a processo a Palermo per il caso Open Arms. L'udienza inizierà alle 9.30 nell'aula bunker B2 del carcere di Pagliarelli di Palermo.

«Ho visto che arriveranno il sindaco di Barcellona, Richard Gere da Hollywood, spero che non si trasformi nel Festival del Cinema», ha detto l'ex ministro dell'Interno durante una conferenza stampa convocata all'Assemblea regionale siciliana insieme ai parlamentari del gruppo del Carroccio. «Sono tranquillo, so però solo che non duri troppo e non costi troppo ai contribuenti», ha tenuto a dire.

Per poi proseguire: Penso di essere l'unico ministro in Europa che va a processo non per questioni di soldi, ma per aver fatto il proprio lavoro, oltretutto diminuendo il numero di morti e dispersi

in mare. Vado in tribunale tranquillo, abbastanza incredulo di fronte a un processo come questo, non penso che in Germania, in Spagna o in Grecia avrebbero fatto lo stesso. Abbiamo salvato vite e difeso il nostro Paese».

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