Ora l'Ue ci impone la patrimoniale

La flessibilità concessa da Bruxelles all'Italia nasconde una contropartita: in arrivo una manovra da 10 miliardi

Ora l'Ue ci impone la patrimoniale

Vincoli stringenti per il 2017, indicazioni precise sulle politiche da attuare (compresa le sempreverdi tasse su patrimoni e consumi) e la promessa di una verifica più severa in ottobre. Il costo della generosità di Bruxelles sul 2016 si è rivelato più salato rispetto alle previsioni.

Il premier Matteo Renzi ha incassato il via libera alla flessibilità come una vittoria: «C'è molto da fare, ancora. Ma l'Italia è tornata alla credibilità grazie alle tante riforme di questi anni».

Nelle raccomandazioni specifiche rese pubbliche ieri, la Commissione europea ha sostanzialmente graziato tutti i Paesi messi sotto osservazione sul deficit: Italia, Spagna, Portogallo. A noi è stata concessa tutta la flessibilità richiesta dal governo per il 2016 (sono 14 miliardi di deficit) e sul debito (questa volta in compagnia di Belgio e Finlandia) non è stata aperta una procedura di infrazione. Concessioni generose che sfidano la contrarietà di alcuni paesi Ue capeggiati dalla Germania, ma che hanno una prezzo.
Intanto il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica per il 2017. L'Italia dovrà garantire un aggiustamento del bilancio in termini strutturali «di almeno lo 0,6% del Pil», quindi circa 10 miliardi di euro. «Abbiamo ottenuto un chiaro impegno scritto nero su bianco che precisa come l'Italia assicurerà che il bilancio 2017 sarà complessivamente conforme alle regole e che il deficit sarà quell'anno dell'1,8%, che ogni deviazione significativa da tale percorso sarà evitata», ha spiegato il commissario per gli affari economici Pierre Moscovici. Se l'impegno sarà mantenuto, non è esclusa la concessione di altra flessibilità, ha assicurato Moscovici.

L'Italia resta sotto la «clausola di vigilanza». Per noi ala resa dei conti arriverà in autunno, quindi con la legge di stabilità. «Esamineremo attentamente il progetto di bilancio e in quel momento faremo una nuova analisi in relazione alla regola del debito». La ricetta dettata da Bruxelles comprende una accelerazione nella realizzazione delle privatizzazioni.

Più in generale, la Commissione ha inserito una indicazione sulla quale il vicepresidente Valdis Dombrovskis aveva insistito durante la visita in Italia. L'Italia deve «spostare il carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi e alle proprietà». In altre parole abbassare le tasse sul lavoro, e aumentare le tasse patrimoniali e anche l'Iva. La ricetta Ue è la stessa da tempo, ma questa volta è da mettere in relazione allo scetticismo nella Commissione sul raggiungimento degli obiettivi di bilancio nel 2017, senza fare scattare le clausole di salvaguardia, quindi l'aumento dell'Iva al 25% in due anni.

Ieri il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha detto che confermare l'eliminazione delle clausole è «un impegno con il Paese, non con la Commissione. Lo sforzo non è facile, ma noi ci siamo impegnati fino ad adesso e continueremo a farlo».

Il fisco resta il nervo scoperto. È noto che il premier Matteo Renzi punti a politiche espansive, compreso un taglio Irpef. «Mi sembra prematuro parlare di singole misure», ha tagliato corto ieri il ministro dell'Economia.

Nessun impegno, quindi, viste le indicazioni strette di Bruxelles e gli esami autunnali che incombono. Anche perché per trovare le risorse necessarie per il 2017 il governo ha detto che ricorrerà alla spending review, ma anche al taglio delle «spese fiscali». Che si tradurrà in un aumento delle tasse.

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