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Ora Lula fa la vittima Ma "l'eroe del popolo" è rimasto senza popolo

L'ex presidente mobilita centomila fedeli, contro i due milioni dei suoi avversari. Intanto continua la battaglia in tribunale

Ora Lula fa la vittima Ma "l'eroe del popolo" è rimasto senza popolo

San Paolo Come tutti i leader populisti anche ieri Lula - il «capo di tutti i capi» come lo chiamano sempre più di frequente in Brasile o «il presidente dei poveri vittima di un golpe delle destre» secondo i suoi accoliti- ha tentato la carta della piazza. Purtroppo per l'ex eroe della nostra sinistra non c'è peggior populista di chi rimane «senza popolo».

Ed allora è successo che dopo due giorni in cui l'avenida Paulista, principale centro finanziario di San Paolo, era presidiata da manifestanti scandalizzati dalle ruberie dei politici verde-oro, la polizia ha pensato bene di manganellarli un po', lanciando qualche gas lacrimogeno e sparando un po' di proiettili di gomma ad alzo zero. Tutto questo in mattinata, per liberare la strada e consentire a Lula ed ai supporter dell'ex presidente che aiutò il terrorista Cesare Battisti di marciare indisturbati con in testa i delegati della Cut, la centrale unica dei lavoratori, costola sindacale del Pt, il partito del binomio «magico» Rousseff-Lula che qui governa da 13 anni. Doveva essere una prova di forza, per dimostrare che un arresto del «sommo leader» scatenerebbe un pandemonio, chissà mai una guerra civile nel Brasile targato 2016 ma, purtroppo per Lula, la marcia si è rivelata un mezzo flop.

Rispetto agli oltre due milioni che, contro Lula e la sua delfina/socia presidente Dilma Rousseff, erano scesi in piazza domenica 13 marzo, ieri i supporter del binomio «magico» adorato dalla sinistra altro-mondista compresa la costola dalemiana del partito democratico italiota sono stati appena 100mila. E questo nonostante la Cut, il movimento dei senza terra (Mst) ed il Pt avessero mobilitato autobus dalle periferie, pagato chiunque fosse disposto a sfilare per l'indagato più celebre dell'America latina un cachet di 30 reais (meno di 10 euro ma da queste parti basta per mobilitare le masse) e, in alcuni casi, persino minacciato con licenziamenti i funzionari del partito restii a scendere in strada, secondo quanto riportava ieri O Antagonista, sito che chiunque voglia capire cosa stia accadendo oggi in Brasile deve leggere. L'idea di Lula, che a seconda del pubblico che ha di fronte piange o minaccia «se loro occupano il primo piano del Paese noi metteremo a ferro e fuoco il secondo» aveva detto di fronte al sindacato dei bancari, un suo feudo, tempo fa era di mandare un messaggio al magistrato più odiato dalla corrotta classe politica verde-oro, Sérgio Moro, che in due anni di inchiesta Lava Jato (così si chiama la Mani Pulite brasiliana) ha raccolto «una quantità infinita di prove» a carico del Pt e dello stesso Lula, rivela a il Giornale una fonte vicina agli inquirenti.

La marcia pro Lula con annesse manganellate poliziesche contro gli antilulisti non ci sarebbe mai stata se giovedì la presidente Rousseff non avesse nominato Lula il suo «ministro più importante», consentendogli così di sfuggire, grazie all'immunità, ad un oramai inevitabile arresto. A quel punto Moro si è sentito libero di togliere il segreto istruttorio alle intercettazioni telefoniche, «rivelando al Paese l'evidente intenzione criminale da parte dell'indagato di ostacolare, con ogni modo a sua disposizione, l'inchiesta Lava Jato» spiega il giornalista investigativo verde-oro Mario Sabino. Ora la vera battaglia legale, con Lula ministro «sub judice», (contro la sua nomina c'è una serie di ricorsi) si trasferisce alla Corte Suprema, che dovrà decidere se quella che per Moro è «la mente e il beneficiario» dello scandalo di tangenti più grave di tutta la storia del Paese del samba - il cosiddetto Petrolao, con Petrobras quasi fatta fallire per pagare stecche ai politici di tutti i 18 partiti che appoggiano l'esecutivo può entrare o meno nel governo Rousseff.

Intanto lo scontro continua a colpi di provvedimenti giudiziari: ieri un tribunale ha annullato la sentenza di sospensione contro Lula ministro e poco dopo un giudice federale ha invertito completamente la rotta e annullato la nomina. Il governo farà ricorso. All'ora in cui andiamo in stampa non si segnalano altri scontri nella Paulista ma una cosa è certa: l'impeachment contro Dilma è solo questione di tempo, «massimo 40 giorni» assicurano le nostre fonti.

Inoltre, Lula a parte, altri saranno i «cadaveri politici» di questa Mani Pulite in salsa verde-oro e non solo del Pt dal momento che «la corruzione è endemica nell'attuale sistema di governo brasiliano» confermano gli inquirenti della Mani Pulite che sta travolgendo il Brasile.

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