Ragionier Ugo Fantozzi, matricola 1001/bis dell'Ufficio Sinistri e un cartellino d'entrata da timbrare alle 8.30 precise. «Salvo tragici imprevisti». Sperando sempre di atterrare con il piede giusto. Perché il «salto del pendolare» per guadagnare due minuti e prendere l'autobus al volo non è cosa facile.
Come del resto non è facile arrivare puntuali in ufficio. Pinuccia è terrorizzata, Mariangela lo prega. «Ripensaci, è troppo pericoloso». Dalle palazzine di via Castel Morrone e viale Castrense, all'inizio di via Casilina, sono tutti affacciati a implorarlo. Ma lui non sente ragioni e si lancia eroicamente nel vuoto. Sfiora la morte, s'aggrappa. Poi un avvitamento e oplà. Tocca terra a piedi pari. Fortuna che il terrazzino del ragioniere affaccia proprio sull'obbrobriosa Tangenziale Est. Per chi non l'avesse capito siamo nella Capitale. Correva l'anno 1975, ma quella Roma esiste davvero, ed esiste ancora. Così dalla finzione del grande schermo al tavolo del sindaco Virginia Raggi il passo è breve. Il «serpente d'acciaio» come lo chiamano i romani era lì già dallo scorso dicembre. Tra le tante priorità della nuova amministrazione. All'epoca i residenti ne domandavano l'abbattimento. «Basta inquinamento». «Demoliamo la Tangenziale». Magliette e striscioni, appesi un po' ovunque, cambiano colore per colpa dell'aria satura di veleni.
Oggi che Villaggio è in paradiso, però, la richiesta è un'altra: «Gentile Sindaco Raggi, credo sia cosa bella e simpatica intitolare la tangenziale di Roma Est alla memoria di Paolo Villaggio». Una petizione web che, in poche ore di vita, è stata sottoscritta da quasi 5mila internauti. «Tutti noi cittadini di Roma si legge sulla piattaforma Change.org non possiamo non pensare alla scena che rese celebre quel tratto di strada percorso da migliaia di romani». Ma come la mettiamo, quindi, con il futuro abbattimento? Al posto di quell'intrico di lamiere metalliche e cemento vedremo spuntare una schiera di alberi verdi, stando alle promesse degli assessori competenti che, allo scopo, hanno stanziato 5 milioni di euro. Allora immaginate il giorno dell'inaugurazione della «Tangenziale Paolo Villaggio». Immaginate il caldo torrido della città. C'è pure la fanfara. «Quando si inizia?», sbuffano un po' tutti. Mentre la Raggi, in prima fila sul palco delle autorità, rischia un'insolazione. Beh, sarebbe una gag degna del miglior Fantozzi se il taglio del nastro lo facessero proprio le ruspe capitoline. Ma ecco che mentre il bulldozer addenta il primo boccone d'asfalto il cielo cambia colore. Si fa livido. Fulmini e saette. La gente mormora: «È arrivato il giorno del giudizio» . Nel panico rimbomba qualcosa. «Santi Numi è il Padreterno».
Ma che cosa fa? Ride? Sì, sì quella è proprio una risata. E la voce suona familiare: «È solo pioggia, coglionazzi». Finalmente torna la calma. È lui: Paolo. E dalla sua personalissima nuvola da impiegato bagna il mondo lì sotto.
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