Politica

Ora su Cosentino è accanimento C'è la sesta indagine contro di lui

Simone Di MeoNapoli Non c'è pace per Nicola Cosentino. Una nuova indagine la sesta coinvolge, infatti, l'ex sottosegretario all'Economia e coordinatore regionale del Pdl campano dopo quelle che lo tengono in galera da quasi due anni come presunto «referente nazionale dei Casalesi» sulla base di dichiarazioni di collaboratori di giustizia dalla memoria assai labile e spesso contraddittoria. Stavolta, il politico è accusato dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere di abuso d'ufficio nell'ambito del maxi procedimento sul Consorzio unico di bacino interprovinciale Napoli-Caserta che conta in totale 408 persone, sott'inchiesta per fatti risalenti anche a 10 anni fa. Secondo il pubblico ministero sammaritano, Cosentino avrebbe speso il suo potere di parlamentare per ottenere la nomina del direttore generale della struttura per la raccolta dei rifiuti al fine di indebolire politicamente un avversario, a sua volta interessato a rafforzare il controllo sul Cub.Cosentino è ininterrottamente in custodia cautelare dall'aprile 2014 dopo una breve parentesi in libertà a conclusione della prima detenzione (sei mesi nel penitenziario di Secondigliano e altri due ai domiciliari fuori regione) a cui era stato sottoposto dopo la mancata ricandidatura alle politiche del 2013. Nessuno dei processi in cui è imputato è però arrivato a sentenza, nel frattempo. Nemmeno di primo grado. Anzi: procedono tutti a rilento tra lunghissime udienze dedicate ai racconti dei pentiti e a ricostruzioni investigative che scavano in competizioni elettorali risalenti addirittura agli anni Novanta.Tecnicamente, Cosentino si trova dietro le sbarre da incensurato. Il gip di Aversa, prima di Natale, gli ha impedito per ben due volte di incontrare la moglie, coinvolta insieme al fratello in un filone parallelo per avergli inviato generi di conforto in cella come dolci, mozzarelle e un ipod per ascoltare musica.

Un trattamento di favore reso possibile, stando alla versione degli inquirenti, da alcuni agenti penitenziari che, intercettati al telefono, esultavano alla notizia del nuovo arresto dell'ex parlamentare sostenendo di «avere il porco per le mani».

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