Coronavirus

Gli ospedali lasciati soli: non arrivano più donazioni

Lontana la generosità di primavera: nessun aiuto per strutture, medici e infermieri in prima linea

Gli ospedali lasciati soli: non arrivano più donazioni

Un intero ospedale realizzato grazie alla generosità di cittadini e società private. Centinaia di macchinari, milioni di dispositivi di protezione individuale, ospedali da campo, medici e infermieri inviati da tutto il mondo. Sulla scia dell'emozione, della paura e dell'empatia l'Italia e la Lombardia in particolare la scorsa primavera sono state al centro dei pensieri e delle emozioni più profonde del mondo intero. Ora è finito. E non ci riferiamo chiaramente al resto dell'Europa o del mondo, che sta combattendo quanto l'Italia contro la seconda terribile ondata della pandemia, ma al cuore (congelato) del nostro Paese.

La generosità si è fermata, così l'atteggiamento di gratitudine, ai limiti della venerazione nei confronti del personale sanitario, si è raffreddata. Medici e infermieri ora come a marzo sono in trincea, con turni massacranti, paura e angoscia che prendono lo stomaco vedendo i colleghi che si ammalano al loro fianco, consapevoli di quanto stanno vivendo e di cosa li aspetta, ma isolati, indifferenti al mondo. «Dalle stelle alle stalle»: da eroi i dottori sono finiti nell'oblio se non addirittura oggetto di rancore. Lo sfregio al murale dedicato ai medici del Sacco di Milano, se pur opera di vandali, simboleggia più che mai questo nuovo atteggiamento. Fine degli applausi dal balcone, dei tricolori appesi alle finestre e dalla mano al portafogli. E dire che questa seconda ondata si è abbattuta sull'Italia forse più violenta della prima, con gli ospedali sull'orlo del collasso, i medici sull'orlo di una crisi di nervi, ma senza alcun aiuto. Fondamentale anche in questo caso perché i dispositivi di protezione servono sempre, così i macchinari, i farmaci, e il personale a contratto.

Basti pensare che l'ospedale alla Fiera di Milano è stato realizzato interamente con fondi privati: si parla della bellezza di 20 milioni di euro, donati da Silvio Berlusconi e dalla Moncler. A questi grandiosi gesti sono seguite donazioni piccole o meno sempre destinate al mega ospedale Covid della Lombardia da 221 posti letto di terapia intensiva. Non solo, la coppia formata da Chiara Ferragni e Fedez ha lanciato una raccolta fondi per costruire un intero reparto di terapia intensiva all'ospedale San Raffaele di Milano con 3 milioni di euro. Complessivamente da marzo al 4 settembre Regione Lombardia ha ricevuto da aziende private, cittadini, associazioni «53 milioni di euro di cui 25 milioni destinati al nuovo ospedale in Fiera Milano. Dato che tale ospedale è stato realizzato da Fondazione Fiera con risorse proprie (sempre derivanti da donazioni), Regione Lombardia ha richiesto ai donatori «Ospedale Fiera» una liberatoria all'utilizzo delle risorse per altri presidi ospedalieri lombardi - si legge sulla pagina dedicata della Regione -. Le medesime iniziative di ATS, ASST e IRCCS hanno raccolto un totale di 131 milioni di euro». Fondi che hanno permesso l'acquisto di saturimetri, computer, respiratori, caschi C-Pap, videolaringoscopi, dispositivi di protezione individuale. Così se i Samaritan's Purse hanno costruito e donato un ospedale da campo da 68 posti letto davanti al presidio sanitario di Cremona, dall'Avana arrivò a Crema una delegazione di 37 medici e 15 infermieri cubani. La Cina mandò all'Italia 2,3 milioni di mascherine, la Francia 1 milione, 500mila l'Egitto e altrettanto Taiwan.

Fine del sogno e del coeur in man.

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