Ostaggi di una Rai ferma al secolo scorso

Il commento

Ostaggi di una Rai ferma al secolo scorso

Gli assassini di Dacca, il disastro ferroviario in Puglia, la strage di Nizza, il fallito golpe in Turchia ed ora il contro-golpe di Erdogan: un avvenimento drammatico dopo l'altro. O meglio, un dramma che mediaticamente sopravanza l'altro privilegiando la novità e la tempestività della notizia rispetto all'approfondimento ed alla migliore comprensione di quella precedente.

Da un punto di vista dell'informazione radiotelevisiva pubblica e privata è stato il trionfo dei telegiornali e dei notiziari, che hanno dominato la scena informativa nazionale approfittando anche della tradizionale assenza estiva dei principali talk-show che invece la fanno da padroni durante il resto dell'anno. Chi predicava il tramonto del talk-show può oggi rilevare che si può tranquillamente vivere senza programmi di intrattenimento politico. Ma la faccenda non esclude una seconda considerazione. Quella sul perché mai la tradizione della pausa estiva, che aveva una ragione quando l'informazione non era globalizzata ed il Paese si paralizzava nelle lunghe ferie borghesi e nella chiusura agostana delle fabbriche, continui ad essere perpetuata anche adesso che il mondo è radicalmente cambiato.

La Rai, che si propone di essere una moderna media company, è ferma alla tradizione della pausa estiva. I conduttori, quelli che dominano in autunno, inverno e primavera le prime e le seconde serate e che godono di contratti fuori dell'ordinario, sono in vacanza. In loro assenza spetta ai telegiornali coprire i vuoti di intrattenimento informativo. Naturalmente senza contratti straordinari ed a ranghi ridotti visto che la pausa imposta dalla tradizione ancestrale vale anche i normali giornalisti. D'altro canto la faccenda non riguarda solo l'informazione ma anche il resto della programmazione. Durante l'estate è il trionfo delle repliche delle fiction, dei film , del Techetechetè, del Dadada. Che tiene compagnia al pubblico degli anziani inamovibili e degli ammalati ma che sembra fatte apposta per allontanare quelle generazioni più giovani che pure si vorrebbe far riavvicinare al servizio pubblico. E la Rete? Quella che dovrebbe proiettare la Rai nella modernità dei social che non conosce pause, estive o d'altro genere, è ancora allo studio.

Le uniche reti in circolazione sono quelle da pesca usate dai vacanzieri a dispetto del fermo biologico.

Insomma, il mondo corre ad un ritmo forsennato. Ma per la Rai è il momento della controra, l'ultima eredità ancora in vita del tempo che fu!

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