Iter parlamentare più tranquillo per il decreto banche. Il provvedimento sulla liquidazione della Popolare di Vicenza e Veneto Banca è ancora nella commissione Finanze della Camera. L'inizio delle votazioni, in programma per ieri, è stato rinviato perché si stanno studiando delle modifiche. «Marginali», spiegavano fonti di maggioranza. Rassicurazione d'obbligo, perché cambiamenti di sostanza rischierebbero di fare saltare l'operazione con Intesa Sanpaolo.
Necessario non cambiare l'impianto del decreto concordato anche con la commissione Ue. Il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato ieri ha spiegato che si sta lavorando a una modifica specifica sulla responsabilità degli amministratori e cioè introdurre un distinguo più marcato tra quelli attuali e quanti hanno ricoperto cariche nella fase che ha portato al dissesto delle banche.
Si era parlato di una possibile «immunità» dei manager come conseguenza del provvedimento varato dal ministero guidato da Pier Carlo Padoan. La modifica dovrebbe fare chiarezza o, quantomeno, delimitare il campo.
«Stiamo cercando di vedere se si può mettere un discrimine più chiaro tra gli amministratori che si sono prestati a portare avanti il tentativo di salvataggio da quelli che hanno colpevolmente portato le banche al dissesto», ha spiegato Rosato.
Altra modifica in arrivo - sempre ministero dell'Economia permettendo - riguarda una ulteriore protezione per gli obbligazionisti secondari, spostando in avanti la data limite delle obbligazioni subordinate rimborsabili che era giugno 2014. Il lavoro della commissione sul testo dovrebbe concludersi, secondo le intenzioni di maggioranza e governo, con o senza il mandato al relatore, portando poi il provvedimento in aula il prossimo 10 luglio.
Sul provvedimento pesa il giudizio di fatto negativo espresso ieri dal presidente dell'Eba (l'Autorità bancaria europea) Andrea Enria. «Sembra essere emersa la possibilità che l'interesse pubblico sia valutato in modo diverso a livello europeo e nazionale (o regionale)», ha detto parlando durante una audizione al Senato a proposito del salvataggio delle banche venete. Salvataggio che «può avere effetti negativi sulla parità di condizioni all'interno del mercato unico».
Il governo è tranquillo. Per il sistema bancario «il peggio è alle spalle. E questo è un dato importante per un'economia banco-centrica come quella italiana», ha detto il ministro Padoan.
Sul fronte interno il ministro ha incassato una vittoria politica indubbia. Le minacce della minoranza Pd di non votare il provvedimento sono rientrate (quelle del governatore della Puglia Michele Emiliano). Dalla sinistra del Mdp nessun ostacolo in vista. Il movimento di Massimo D'Alema e Pier Luigi Bersani si è astenuto sulle pregiudiziali di costituzionalità al documento, facendo infuriare il Pd, visto che poco prima i leader avevano assicurato il sostegno al governo. Ma si tratta di una scelta innocua. Nessun partito si può permettere il lusso di fare saltare l'accordo con Intesa, Bruxelles e governo, provocando danni enormi. Mdp, poi, è un movimento molto vicino a Padoan. Da escludere uno sgambetto proprio sulle banche.
Il governo continua con un programma che ha sempre più una prospettiva di medio-lungo termine e lo dimostrano non solo i salvataggi delle
banche, varati senza la certezza che la maggioranza seguisse l'esecutivo. Ieri lo stesso Padoan ha confermato che nei prossimi mesi saranno varate misure fiscali per incentivare il lavoro, «in particolare quello dei giovani».
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