Una procedura di infrazione non ce la possiamo permettere, ma una manovra impopolare fatta di tasse, considerando che il governo in carica è a responsabilità politica limitata, sì. Quindi la correzione dei conti potrà arrivare anche in tempi brevi. È bastata una mezza minaccia di Bruxelles per fare tornare indietro il governo sull'unica concessione che aveva chiesto alla Commissione europea. La manovra da 3,4 miliardi di euro, non sarà spostata avanti. Nella lettera all'esecutivo di Bruxelles il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan diceva no a una manovra «eccessivamente accelerata», perché sarebbe un «consolidamento autolesionista» dei conti. Passaggio che non è piaciuto alla Commissione, a partire dal responsabile dell'Economia Pierre Moscovici. Troppo vaghi gli impegni sulle misure e, soprattutto, i tempi.
E così ieri Padoan, durante un question time al Senato, ha precisato che i tempi saranno stretti. «Le misure saranno adottate al più tardi a fine aprile». Quindi il termine ultimo è il Documento di economia e finanza, ma - ha sottolineato il ministro - lo stiamo valutando anche prima di quella scadenza». Quindi tempi brevi.
La ricetta è vaga, ma la manovra annunciata con la lettera è in gran parte fatta di misure fiscali. Ci sono 2,5 miliardi di nuove entrate. Di queste, ha precisato il ministro, un miliardo è atteso dalla lotta all'evasione. Quindi principalmente reverse charge, Iva anticipata e rientro dei capitali. Restano 1,5 miliardi di entrate, presumibilmente aumenti delle accise e altre misure. Poi i 900 milioni di tagli alla spesa, che nella lettera sono in parte riduzioni delle «spese fiscali», deduzioni e detrazioni fiscali. Ma ieri Padoan ha escluso interventi di questo tipo. Possibile che si tratti di una stretta sui crediti fiscali, prospettiva anche peggiore per i contribuenti. Non sorprende che a Bruxelles ci sia incertezza sulle scelte dell'Italia.
Ieri Moscovici ha usato l'ironia per dire che tutto è ancora da decidere: «Non so quanti bilaterali ho avuto con il mio amico Pier Carlo Padoan. L'ho visto più di cinquantina volte, e a quanto pare non è ancora finita». L'intenzione è di fare dire con precisione al governo quali misure intende adottare. Su questa linea non solo falchi come il vicepresidente della Commissione Dombrovskis e lo stesso Moscovici, considerato una colomba nei rapporti con l'Italia, ma anche il presidente del governo europeo Juncker.
Serve una manovra blindata e per questo il miliardo che Padoan si attende di ottenere dall'evasione, potrebbe essere coperto da clausole di salvaguardia. Il ministro vuole evitare a tutti i costi una procedura di infrazione per deficit eccessivo e anche ieri ha ripetuto che sarebbe una ipotesi «estremamente allarmante». Il non detto di Padoan è la preoccupazione per i tassi di interesse sul debito: sono in rialzo in tutto il mondo e in Italia potrebbero esplodere, facendo lievitare la spesa pubblica. Dall'altra parte c'è il pressing di Matteo Renzi e il premier Paolo Gentiloni, che non vogliono misure impopolari.
Anche se il segretario Pd potrebbe lasciare al governo in carica la responsabilità di una manovra di nuove tasse, votarla per senso di responsabilità per poi prendere le distanze dall'esecutivo.
Le interrogazioni parlamentari al Senato sono state l'occasione per fare il punto su altri temi. Il ministro ha ripreso l'idea di una bad bank europea che sta riprendendo quota anche a Bruxelles. «È interessante ma, come al solito, in questi casi sono i dettagli che vanno esaminati. Si tratta di un ulteriore tentativo, che io personalmente apprezzo, di introdurre una dimensione di condivisione del rischio dell'Unione monetaria e bancaria».
Su Generali ha assicurato che il governo tiene all'italianità degli istituti finanziari, ma anche «alla loro capacita di avere attività internazionale profittevole». Per quanto riguarda le diverse modalità di rimborso ai risparmiatori colpiti dalle crisi bancarie, ha spiegato che «derivano dalle diverse situazioni critiche che si sono verificate».
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