Ci sono un po' tutti. Si parte con Silvio Berlusconi e una barzelletta (molto) simbolica. Poi Matteo Renzi, il «ragazzino», Matteo Salvini, il capitano, Grillo, Di Maio e i due Casaleggio, passando per Prodi, Rutelli e Veltroni. La penna esperta del giornalista politico e d'inchiesta, Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera dal 2015, tratteggia un'Italia amara in Un paese senza leader (Longanesi, 223 pagine, 16,90 euro).
Fontana si chiede come sia stato possibile che negli ultimi due decenni non ci siano stati leader in grado di affrontare tutte le difficoltà del nostro Paese. La causa è proprio l'incapacità politica di rimanere a lungo, di creare attorno a sé un tessuto politico di fiducia e di durata. Ogni capo di governo rimane troppo poco tempo in carica per poter costruire qualcosa di duraturo e le alleanze che si profilano all'orizzonte danneggiano l'Italia. Quello che ci vorrebbe, per Fontana, è un leader forte con un'idea politica ben delineata e che non ceda a compromessi. Altrimenti si profila un Paese senza direzione e senza politica, allo sbaraglio. Chi allora ci può o ci potrebbe rappresentare? Che caratteristiche deve avere la nuova leadership? L'analisi di Fontana in Un paese senza leader non lascia scampo a dubbi. Un saggio amaro, ma molto veritiero.
Che la classe politica italiana sia inaffidabile è un dato di fatto e Fontana ne descrive ogni possibile difetto. Partiti che si sgretolano, gruppi politici allo sbando e leader che nel giro di pochi mesi compiono un'inarrestabile ascesa e una rovinosa caduta (vedi Renzi). Nei venticinque anni della Seconda Repubblica, gli italiani hanno vissuto il crollo di tutti i tradizionali fronti politici. Fontana coglie le tensioni generate da queste dinamiche e traccia una panoramica dell'attuale politica italiana: dagli errori della sinistra alla scissione del Pd, dalla caduta e rinascita di Berlusconi alle nuove spinte del centrodestra, dai nuovi esponenti del M5s alla svolta nazionalista della Lega. In un'analisi a tutto campo della controversa politica italiana e con retroscena e ritratti di personalità che ha conosciuto «da vicino», Fontana si chiede se sia possibile ricostruire una classe dirigente all'altezza della situazione. E soprattutto se ci sia oggi un leader che sappia eliminare odi e rivalità per mettersi davvero al servizio del Paese.
C'è una barzelletta che riassume tutto e che Berlusconi racconta spesso. Bertinotti incontra D'Alema: «Ma che faccia scura Massimo, sei triste. Che cosa è successo?». «È morto Berlusconi». «Nooo! Tutto sommato era ancora giovane e abbastanza simpatico. Com'è successo?». «Ha preso fuoco la sede di Forza Italia: un nostro compagno ha lanciato un cerino, poi è passata una macchina...la benzina». Bertinotti: «Che fine orribile, carbonizzato». D'Alema: «No, no, si è buttato». Bertinotti: «Quindi si è sfracellato, che brutta morte». «Ma no, è caduto sul telone ed è rimbalzato su una bandiera dell'asta acuminata». «Quindi impalato?». «No, ha fatto leva ed è rimbalzato sulle corde dei panni di un palazzo popolare». Bertinotti: «Oddio, è morto povero...».
«Nooo, è rimbalzato su, poi è sceso ancora giù e dopo è finito sui fili dell'alta tensione». «Mamma mia, fulminato!». «No, è rimbalzato ancora». Bertinotti: «Ma insomma, come è morto?». E D'Alema: «Abbiamo dovuto abbatterlo».
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