Il paese che torna al Medioevo per fermare lo spopolamento

A Castignano ci sono più tombe che abitanti. Ma anche un festival che rilancia un borgo che non vuole morire

Il paese che torna al Medioevo per fermare lo spopolamento

«La vedi questa via? Qui una volta c'erano il panificio, la macelleria, un sacco di bambini che giocavano a pallone. Eravamo tutti qui». La via è una rua, si chiama così qui a Castignano, un piccolo comune nell'entroterra marchigiano in provincia di Ascoli Piceno. Castignano, che prende il nome, si dice, da un grande castagno. E chi ci parla è Dante Pieramici, uno dei pochi sopravvissuti a questo spopolamento che sventra i borghi d'Italia. Un borgo a forma di piramide che se ne sta arroccato su una collina, ai piedi del monte dell'Ascensione, a 473 metri sul livello del mare. Un paesetto che guardandolo dal basso, mentre con l'auto sali la strada a forma di spirale, ci vedi un imponente muraglione di tredici arcate che lo sorregge. Lì dove sprofonda nel vuoto una volta c'erano le case. Le famiglie. Un muraglione costruito per puntellare il borgo. Senza sparirebbe. Come sparirebbero i suoi abitanti, i castignanesi, che ancora resistono e che per combattere lo spopolamento tornano al Medioevo. I pochi rimasti di questa comunità castignanese sono riusciti a far diventare il «Templaria», il festival medievale più grande d'Italia. Un festival giunto alla trentesima edizione, organizzato dalla Pro Loco, che comincia venerdì 17 agosto e finisce mercoledì 21. Perché in questo borgo che vive ancora col far del giorno e col calar della notte, dove le donne camminano da sole per strada, dove ancora ci si prende per mano, si lasciano le porte aperte, dove la gente ti ospita e ti offre da bere e dove al touch dei telefonini si preferiscono gli abbracci, ecco qui di bambini che giocano a pallone ce ne stanno due e sono i nipoti di quei figli partiti in cerca di futuro. Un paesino che ha pure regalato al mondo, in barba all'Italia, un giovane cervello in fuga, Bruna Corradetti, che ora se ne sta a Houston all'istituto Metodista di ricerca.

Anche Marcella Benigni che conosciamo tra le vie scoscese di questo paese, e che ci accoglie in casa dandoci da bere, c'ha quattro figli: dai 27 ai 40 anni, e tutti da Castignano se ne sono andati. Lei abita davanti al Comune. Un piccolo palazzo fatto di pietre e mattoni dove sullo stemma ci sta scritto: «Frangar, non flectar», «mi spezzo, ma non mi piego». Come loro. Come questo paesello che più volte si è spezzato e mai si è piegato. Colpito più volte da diverse frane e terremoti, nel 1335, nel 1574, 1717, 1913, il 3 ottobre 1943 e poi l'ultimo del 2016 dove ancora si vedono i puntelli e i sostegni, Castignano con otto frazioni ha solo 2600 abitanti. Ormai sono più le tombe in cimitero. Un cimitero enorme per un paese dove dall'inizio dell'anno sono nati sette bambini. Uno al mese. Ma i castignanesi non si arrendono. E ora sono pronti a far diventare questo piccolo borgo uno scrigno di Medioevo, tenebre e mistero. I Templari, l'ordine monastico militare a difesa della Terra Santa durante le Crociate, passarono per di qui lungo il viaggio verso Gerusalemme.

E basta risalire le vie di questo paese, anche la più piccola d'Italia, Rua della Pace, con i suoi 78 centimetri di larghezza, per vederne i preparativi. Tutto deve tornare com'era. Le fiaccole al posto delle luci. Le locande incastonate nelle grotte. Le taverne. Le botteghe. I ciottoli. «Rue» che per cinque giorni si riempiranno di musici, giullari, saltimbanchi, mercanti, spettacoli, mostre. Sono attesi 150 artisti da tutta Italia.

Insomma un paese che della storia e della tradizione ha fatto punti di forza. Quando ce ne andiamo, al calar del sole, gli abitanti ci salutano. Negli occhi la desolazione di un paese che sta sparendo. Ma la forza di chi «si piega ma non si spezza».

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