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Paese di emergenze continue. Con quasi 8 miliardi mai spesi

La Corte dei Conti denuncia: manca una strategia per gli interventi e il Fondo per il dissesto è "congelato"

Paese di emergenze continue. Con quasi 8 miliardi mai spesi

L'allerta per il rischio idrogeologico è un film purtroppo già visto nelle emergenze maltempo che ogni anno si abbattono con più violenza da Nord a Sud.

A ogni nubifragio, esondazione, frana si ripete il mantra dell'urgenza di «investire in prevenzione» per mettere in sicurezza un territorio che appare invece sempre più fragile e provato. Il Consiglio dei ministri è già convocato per lo stato di emergenza in diverse aree del Paese.

«Occorrono progetti esecutivi per aprire i cantieri e mettere in sicurezza il Paese. I fondi ci sono e vanno spesi», ripete il ministro dell'Ambiente Sergio Costa alle Regioni: «Il Piano Stralcio ha già stanziato 315 milioni di euro nel 2019 per finanziare progetti esecutivi di tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e prevede 263 interventi in tutte le regioni». Sono opere urgenti che hanno già ottenuto l'avallo dei commissari straordinari per il dissesto idrogeologico. E poi ci sono 11 miliardi di euro per il triennio 2019-2021 del Piano Proteggi Italia «con i primi 3 miliardi disponibili nell'ambito del Piano stralcio 2019 per opere immediatamente cantierabili». Già, cantierabili. Che tradotto significa utilizzare le risorse stanziate, rimaste cosi spesso sulla carta lasciando che la burocrazia inghiottisse progetti non ancora esecutivi e opere mai realizzate.

In questa direzione anche l'appello dal Presidente della Camera, Roberto Fico, perché «quello che succede in questi giorni ci ricorda la necessità di un intervento costante, ambizioso e incisivo per la messa in sicurezza del territorio. È una priorità assoluta del nostro Paese, non possiamo e dobbiamo ricordarcene solo in tragiche situazioni di emergenza».

Ma se le risorse ci sono, le cronache degli ultimi anni, ci raccontano non vengono spese come dovrebbero, come certifica la Corte dei Conti nella sua relazione datata 31 ottobre sul «Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico, 2016-2018».

Scrivono i magistrati contabili che «le risorse effettivamente erogate alle Regioni a partire dal 2017, rappresentano solo il 19,9% del totale complessivo (pari a 100 milioni di euro) in dotazione al Fondo». Molti degli stessi interventi programmati dalle Regioni e già finanziati dal 2017 risultano non ancora partiti. Ritardi e immobilismo cronico dovuti all'«inadeguatezza delle procedure» all'«assenza di adeguati controlli e monitoraggi», alla «mancata informativa tra Stato e Regioni» con procedure di gara ancora «non espletate». Tanto che a distanza di tre anni dall'istituzione del Fondo e da oltre un anno e mezzo dall'erogazione della prima quota del finanziamento, «le Regioni non sono state ancora in grado di avviare la progettazione degli interventi, come attesta la mancata erogazione della seconda quota di finanziamento». Di fatto, è la pietosa fotografia della Corte dei conti, il Fondo «creato per favorire la progettazione e accelerare la cantierabilita delle opere e degli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico, non ha raggiunto ad oggi l'obiettivo per il quale era stato creato». E il vero rischio costante è di un «utilizzo distorto» delle risorse pubbliche.

Negli ultimi cinque anni, con «Italia Sicura» quando al governo c'era Matteo Renzi sono stati stanziati 7,7 miliardi di euro. Risorse che dovevano servire per rinforzare i nostri argini e fortificare il territorio con infrastrutture adeguate a proteggerlo. Erano stati richiesti dalle regioni 9.420 interventi, per un valore di circa 28 miliardi di euro, di cui la grandissima parte era ancora da progettare (solo il 14 per cento dei progetti risultavano cantierabili). E solo «l'11 per cento dei progetti pervenuti sono esecutivi e pronti per gare e finanziamento».

Per la Corte dei conti è finito tutto con «mera raccolta di richieste di progetti e di risorse, talvolta non omogenee, senza addivenire ad una vera e propria programmazione strategica del settore».

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