Politica

Un Paese in ginocchio

Più viene coinvolta l'Unione Europea, più si intensifica il pattugliamento navale ed aereo nel Mediterraneo, più soldi si spendono, più vengono ridistribuiti volontariamente o forzosamente i «migranti», e più aumentano sia gli sbarchi di clandestini sia i morti annegati o intenzionalmente affogati. I conti non tornano.

Renzi, Alfano, Gentiloni e la Mogherini hanno ripetuto ossessivamente che questa invasione di clandestini si sarebbe risolta solo coinvolgendo l'Unione Europea, solo ripartendoci gli oneri, solo impegnando più mezzi e risorse di tutti gli Stati membri, solo contrastando unitariamente i trafficanti di esseri umani, solo ridistribuendo o comunque assicurando che anche gli altri Paesi accolgano quote di «migranti». Sostanzialmente ci hanno voluto far credere che più Europa si sarebbe tradotto in meno clandestini e in meno morti. Ebbene, se fossimo uno Stato serio, dovremmo prendere atto che i conti dicono esattamente l'opposto.

Il 22 giugno 2015 è iniziata la missione europea «EuNavForMed». Il primo novembre 2014 era iniziata l'operazione europea «Triton». Il 3 ottobre 2013, dopo la sferzata di Papa Bergoglio («Vergogna!»), per l'ennesima tragedia del mare (368 morti) al largo di Lampedusa, Enrico Letta diede via all'operazione «Mare Nostrum».

Ebbene se fino all'ottobre del 2013 l'Italia spendeva 1,5 milioni di euro al mese per il pattugliamento delle nostre coste fino al limite delle nostre acque territoriali, successivamente l'Italia ha speso circa 10 milioni di euro al mese. Quando l'Unione Europea è subentrata con l'operazione Triton, le risorse messe a disposizione sono rimaste sostanzialmente immutate a 10 milioni di euro al mese.

Gli sbarchi dei clandestini in Italia, che erano 37.000 nel 2008, calati a 9.600 nel 2009 e a 4.000 nel 2010 (grazie all'accordo tra Berlusconi e Gheddafi), sono schizzati a 62.692 nel 2011 (dopo il crollo del regime di Gheddafi), scesi a 13. 267 nel 2012, per poi iniziare un'escalation incontenibile: 42.925 nel 2013, 170.100 nel 2014. In Italia, al 21 luglio scorso, erano sbarcati 85.361 clandestini, più o meno lo stesso numero del 2014.

Complessivamente in Europa, nel solo mese di luglio, sono arrivati 107.500 clandestini, più del triplo rispetto al luglio 2014. Tra gennaio e luglio 2015 il numero dei clandestini è stato di 340.000, contro i 280.000 di tutto il 2014.

Ugualmente si registra un'escalation dei clandestini morti nel Mediterraneo. Erano 1.822 nel 2011, 350 nel 2012, 450 nel 2013, 3.500 nel 2014 (con Mare Nostrum), mentre siamo già a 2.500 nei primi 7 mesi del 2015 (con Triton).

Ci vuole tanto a capire che, più ci rendiamo disponibili ad accoglierli e più risorse investiamo per trarli in salvo, e più clandestini sbarcheranno e, di conseguenza, più morti ci saranno viaggiando su delle imbarcazioni fatiscenti?

Quando è che capiremo che l'unica soluzione per prevenire le stragi di clandestini è impedire che salgano su quelle carrette del mare? Possibile che non ci sia un magistrato che denunci lo Stato per manifesta collusione con la criminalità organizzata che lucra con il traffico dei clandestini?

Per porre fine a questa lunga scia di morti annegati o fatti affogare, come è accaduto con i cristiani, dobbiamo porre fine a questa invasione di clandestini. Imponiamo subito un blocco navale al limite delle nostre acque territoriali. Chiariamo alla criminalità organizzata che l'Italia non è più disposta a collaborare in un turpe giro d'affari stimato in 43 miliardi di euro. Mobilitiamo la comunità internazionale per investire nella formazione dei giovani nei Paesi d'origine dei clandestini, per offrire loro l'opportunità di vivere dignitosamente a casa loro. È ora di smetterla di ripetere in modo irrazionale che l'Europa è la nostra salvezza.

È ora di riscoprire la ragione e il sano amor proprio, per affermare il bene degli italiani ed anche il bene vero delle migliaia di clandestini affogati in mare o sbarcati con la falsa illusione che saremmo il Paese del Bengodi.

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